Dalla definizione del business di Google e Facebook discende il modo in cui sono trattate dalle legislazioni e legittimate dagli utenti. Normalmente, Google e Facebook si pensano come aziende di software che mettono a disposizione il loro prodotto di chiunque lo voglia usare per qualunque scopo. Ma la loro diffusione globale le rende indispensabili, quasi come monopoli naturali per la ricerca di informazioni e per la gestione delle relazioni sociali: il che per qualcuno le avvicina a utility: in questo caso dovrebbero essere regolate in modo da mitigare l’effetto monopolistico e imporre una forma di interoperabilità. Eppure il loro peso crescente nella circolazione di informazioni di attualità le avvicina a editori: in questo caso avrebbero responsabilità sulla qualità dell’informazione che pubblicano, o almeno sulla trasparente modalità con la quale la selezionano… A quest’ultima idea si ispira probabilmente Jonathan Zittrain, che però allarga il discorso da par suo in un pezzo per l’Atlantic: The Age of Misinformation
Facebook, Twitter, Google, and Microsoft must recognize a special responsibility for the parts of their services that host or inform public discourse..
E YouTube? E’ interessante il dibattito sull’identità di YouTube che ha come core business la condivisione di contenuti creati da altri e non la produzione. In questo, è distante dal ruolo dell’editore perchè non valuta la qualità di ciò che pubblica. Se fosse così avrebbe il problema di scegliere i criteri di qualità. E non metterebbe un freno alla creatività dei singoli? Inoltre, non tradirebbe lo spirito democratico di Internet?