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Una firma per Assange

Ho conosciuto Julian Assange. Aveva già dimostrato che Wikileaks era uno strumento eccezionale per l’informazione pubblica in tutti i contesti nei quali diffondere documenti utili per sapere come stanno le cose poteva condurre a persecuzioni. Era ancora il tempo in cui Assange era intenzionato a farsi aiutare dai giornali per verificare i documenti. E aveva un’aria che allora appariva eccessivamente preoccupata per la propria incolumità. Una preoccupazione sproporzionata con gli atti che aveva compiuto fino ad allora. Ma non con quello che sarebbe avvenuto in seguito.

La sua storia è densa di azioni criticabili. E in qualche caso proprio non so quali siano le sue responsabilità. Alla fine apprezzo molto di più il lavoro di Edward Snowden. Molto più lineare per quanto ne so.

Ma il modo in cui le autorità americane stanno trattando Assange mi appare ingiusto. Di fatto, Wikileaks è un modo per coprire le fonti. E la copertura delle fonti è un’attività sacrosanta per il giornalismo: anche se è svolta da uno strumento tecnologico che non appartiene ai giornali dovrebbe essere chiaramente ammessa dalle democrazie. Ma così non è. Per sostenere chi negli Stati Uniti vuole proteggere la democrazia, ho firmato l’appello in favore di Assange che sta ottenendo attenzione e consenso in una vasta rete internazionale di giornalisti e non solo.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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