La proposta di Evgeny Morozov sul trattamento dei dati personali che sono raccolti dalle grandi piattaforme va discussa, soppesata e adottata nei modi compatibili con le leggi e la ragionevolezza. In pratica, dice Morozov, che nell’insieme i dati sono un bene comune (Guardian).
Non sono del tutto individuali, in effetti, perché riguardano le persone, ma anche le relazioni tra le persone. Del resto, la conoscenza esiste in comune o non è riconoscibile come tale. La conoscenza come bene comune, in un certo senso, è tipicamente accettata nella scienza. E i recenti problemi della scienza sono dovuti spesso alla mancata condivisione dei dati e dei software usati per trattarli negli esperimenti. I dati vanno messi in comune per alimentare una conoscenza come bene comune che costituisca un terreno di sviluppo per le relazioni e la società.
Va detto che nella Dichiarazione dei diritti in internet questo principio era abbozzato (articolo 12 punto 3): «Le piattaforme che operano in Internet, qualora si presentino come servizi essenziali per la vita e l’attività delle persone, assicurano, anche nel rispetto del principio di concorrenza, condizioni per una adeguata interoperabilità, in presenza di parità di condizioni contrattuali, delle loro principali tecnologie, funzioni e dati verso altre piattaforme».
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