I professionisti dell’antimafia, diceva Leonardo Sciascia, non potrebbero continuare a lavorare se vincessero la battaglia contro la mafia. Un amico, impiegato all’agenzia dell’Onu che si occupava di combattere l’apartheid sudafricana, fu licenziato quando quella pratica orribile fu abolita. Ma i promotori della lotta alle bufale in rete si stanno preparando a un’analoga eventualità con un colpo di astrazione in più: sostenendo che il web è il mezzo di comunicazione delle bufale, dicono in effetti una bufala, e si proteggono da un’eventuale vittoria finale.
Le bufale ci sono sempre state. La manipolazione delle coscienze operata dalla televisione è ancora un dramma culturale fondamentale. Il web si aggiunge con grande efficacia alle opportunità dei falsari. Ma l’inquinamento del sistema mediatico viene dagli umani, non dalle macchine.
Oggi alla Commissione per i diritti in internet si è discusso tra l’altro della necessità di prendere in considerazione il tema delle bufale in rete. Si faranno audizioni. Si preparerà uno studio. Non ha senso dubitare in anticipo della qualità di quanto si farà.
Visto come la Commissione ha lavorato in passato possiamo prevedere che anche in futuro non si lascerà attrarre dalla tentazione di suggerire leggi ma si manterrà al livello della cultura della rete. E se gli impegni politici di alcuni dei suoi membri sono effettivamente orientati a legiferare, la Commissione non diventerà la sede di una discussione normativa o tatticamente politica. Almeno a giudicare dal lavoro svolto finora, la Commissione è un luogo strategico, intellettuale, utopistico (nel senso costruttivo del termine). E’ il suo bello e il suo limite. Ma se non fosse così, non avrebbero chiamato a farne parte gente come me.
Lo studio della questione, peraltro, è forse la strada maestra per combattere l’inquinamento del fake. I lavori di Walter Quattrociocchi hanno provato empiricamente quanto Eli Pariser aveva intuito teoricamente: i social network fanno incontrare – algoritmicamente e per interfaccia – le persone che si piacciono, col rischio che si chiudano in echo-chamber che, come gabbie dorate, non consentano loro di conoscere ciò che non vogliono sapere. La conoscenza delle forme di incentivazione per i produttori professionali di fake acchiappa-click è essenziale per decodificare una parte di quanto circola in rete. La libertà di espressione è al di sopra di ogni intervento puntuale o censorio dei governi. La cultura dei popoli è la principale speranza di contenimento dell’inquinamento del sistema mediatico. La progettazione delle prossime piattaforme, orientata all’incentivazione di relazioni civiche tra persone che non necessariamente si piacciono ma che hanno qualcosa da sapere insieme, è una strada importante di sviluppo della rete. La responsabilità di chi abita la rete, la consapevolezza di ciascuno del fatto che ogni gesto mediatico è collegato alla qualità della cultura di tutti mentre la qualità della cultura di tutti è collegata al benessere di ciascuno costituiscono la dinamica fondamentale di una nuova sanità mentale. Non vinciamo le bufale contando su qualcuno che le combatte per noi: le vinciamo sapendo di che cosa stiamo parlando. Imho.
Vedi:
La Commissione Internet della Camera avvierà un’indagine conoscitiva sulle fake news
Bastabufale
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