Innocenzo Genna scrive un pezzo da leggere assolutamente sulle decisioni del Berec in merito alla net neutrality (RadioBruxellesLibera).
L’agenzia europea delle agenzie agenzie nazionali per la regolamentazione delle telecomunicazioni ha trovato una soluzione a un problema che si trascinava da dieci anni. Le telco europee da dieci anni fanno lobby per ottenere mano libera e abolire la net neutrality allo scopo di sfruttare la loro rete come uno strumento per aumentare le rendite contro i consumatori e gli innovatori. La Commissione non è mai riuscita a mettere a tacere quella lobby. Anzi. Con la Kroes l’aveva ascoltata tragicamente troppo. Il Parlamento aveva però difeso la net neutrality. La nuova Commissione ha avviato i trialoghi con il Consiglio e il Parlamento. Ne era venuta fuori una soluzione piena di aree grigie nelle quali gli avvocati delle telco avrebbero fatto affari d’oro. Le aree grigie dovevano essere spiegate dal Berec. Che lo ha fatto. Egregiamente.
Ricordiamo che la net neutrality è la regola per cui in rete non si discriminano i pacchetti, in modo che i contenuti e i servizi possano circolare liberamente. Sicché gli innovatori si trovano a poter competere come le aziende già grandi. Senza chiedere il permesso agli operatori di rete. Ricordiamo che le telco hanno perso molto tempo prima di capire che internet era per loro una minaccia e richiedeva un grande impegno innovativo. Le telco hanno affidato ai fornitori di tecnologia la capacità innnovativa dal punto di vista tecnologico, con il connesso valore aggiunto. E non sono riuscite a fare servizi di valore, aperti e utili. Sicché da questo punto di vista, il valore è andato sugli ott (tipo Skype, Google, Facebook), che hanno fatto i servizi utili per le persone. Così, strette tra fornitori di tecnologia e operatori dei servizi, le reti delle telco sono diventate commodity. Fanno ancora qualche soldo con le offerte commerciali. E volevano poter migliorare le rendite proprio facendo offerte commerciali tali da aumentare i costi per sottospecie di rete a servizio garantito o per bundle con ott specifici (zero rating). Ricordiamo che senza net neutrality, sulle reti mobili, un operatore poteva impedire agli utenti di usare Skype. Senza net neutrality, un servizio come Skype non sarebbe stato consentito dalle telco. Altro che innovazione internet: senza net neutrality si sarebbe dovuto chiedere il permesso alle telco per innovare.
Contro la regolamentazione a favore della net neutrality, le telco hanno tirato fuori la libertà di mercato. Come se fosse libertà di mercato l’affidare alle grandi telco il potere di decidere chi può innovare e chi no. E hanno sostenuto che tecnicamente la net neutrality era impossibile perché le reti andavano governate allo scopo di renderle efficienti. Il Berec ha tenuto conto di queste richieste: possono fare zero rating e management della rete, ma non per scopi commerciali. Possono per esempio dare gratuitamente l’accesso a certe categorie di servizi (musica, voip, o altro) ma non a uno specifico operatore di quei servizi (Spotify, Skype, o altro). Insomma. Non ci possono guadagnare rendite. Le telco saranno in difficoltà. Anche perché per chiedere di poter fare queste operazioni dovranno dimostrare che non si tratta di scelte motivate da scopi commerciali davanti alle loro autorità nazionali. Quindi dovranno uscire dall’oscurità delle lobby di Bruxelles (che a Bruxelles sono trasparenti ma in patria pochi seguono) e presentarsi nelle loro capitali, davanti alle loro associazioni dei consumatori. E così trovarsi dei controlli molto più stringenti.
Ottimo. La net neutrality è il principio cardine, come dicevano le autorità politiche, che però non riuscivano a declinare il principio nella pratica. Il Berec ci è riuscito.
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