Il nome era stato scelto per una serie di motivi, nessuno dei quali prevalente. Molti pensavano che fosse essenzialmente un grido di gioia, magari adatto al surf, come allora si chiamava la navigazione in internet. Secondo i più sofisticati, ricordava i personaggi di una storia dei Viaggi di Gulliver. E molti invece spiegano che andava bene come acronimo per frasi da nerd tipo “Yet Another Hierarchically Organized Oracle” oppure “Yet Another Hierarchical Officious Oracle”.
Yahoo!, con il punto esclamativo, divenne certamente una storia da pionieri. Ho visto i fondatori David Filo e Jerry Yang, la corporatura secca da studenti e i gesti ingenui da neofiti, premiati nel teatro pubblico di San José per il loro sito “Jerry and David’s Guide to the World Wide Web”: una lista di siti web scelti, che consentiva di trovare qualcosa di utile nel caotico oceano del web. Ci lavoravano nel tempo lasciato libero dagli studi. Ma avevano avuto un tale successo con quell’idea che quando decisero di lasciare Stanford per fare un’azienda, i venture capitalist facevano la fila per finanziarli. Ci riuscì Sequoia, ditta mitica che aveva già finanziato aziende come Apple e Cisco. Un finanziamento da un milione di dollari allora era un’enormità. Ma il successo in borsa di Netscape dava un senso nuovo al concetto di assurdità.
A metà anni Novanta – come tutti quelli che erano online allora ricordano – il web era ancora un posto per ricercatori e si andava velocemente aprendo agli altri: tanti storcevano il naso e lanciavano discussioni scandalizzate intorno alla possibilità di mettere pubblicità sui siti… Quando Yahoo! decise di farlo non la passò del tutto liscia. Alla fine cominciò. E divenne un fenomeno. Le discussioni dei ricercatori puristi furono presto dimenticate.
La lista dei siti di Yahoo! divenne l’ispirazione per molti altri servizi simili. Aveva un milione di pagine visitate al giorno, quando si cominciò a parlarne come di un successo. Aveva cioè 100 mila utenti al giorno. Niente, oggi. Allora un numero inimmaginabile.
Aiutò la rete a partire. Fu superato da Altavista, più pragmatico, più motore elettronico, meno umano. Yahoo! divenne medium e portale, sempre più pubblicitario e abbastanza fatto a mano. Furono tutti messi in minoranza da Google. Dopo la fine della bolla la quotazione da oltre 120 miliardi di Yahoo! svanì. La Microsoft tentò di comprarla per 44 miliardi qualche anno fa. Non ci riuscì. E nonostante la sua storia e la quantità di servizi utili che ha sempre mantenuto in funzione, alla fine è stata ceduta per 4 miliardi circa a Verizon.
Ora la telco americana possiede diversi marchi storici della rete come Yahoo! e Aol, oltre a qualche marchio più recente e di veloce passaggio modaiolo come Huffington Post e TechCrunch. Moltissimo traffico passa ancora di lì. Una telco che tenta di assorbire traffico e fare servizi agli utenti è una telco che tenta di entrare nella dimensione degli ott, over-the-top, dove si fanno profitti e non troppi costi infrastrutturali, al contrario di quello che succede nelle telecomunicazioni; dove si lavora con meno regolamentazioni di quante siano dedicate alle telecomunicazioni. Può darsi che abbia ragione, Verizon. Di certo non si porta a casa la fetta più grossa del valore residuo di Yahoo!: derivante dalla capacità di individuare i pionieri che un pioniere aveva mantenuto, la quota di AliBaba che da sola vale circa 40 miliardi resta agli attuali azionisti di Yahoo!
Una fine simile meno gioiosa del suo marchio col punto esclamativo, ma un passaggio di epoca che non poteva più tardare, per Yahoo!
Ecco alcuni vecchi articoli, per ricordare il clima della rete negli anni Novanta. E poi ovviamente l’ultima notizia.
1995 – ‘Yahoo!’ founders have something to whoop about – Cnn
1995 – Yahoo! – Rolling Stone
1998 – How Yahoo! Won The Search Wars Once upon a time, Yahoo! was an Internet search site with mediocre technology. Now it has a market cap of $2.8 billion. Some people say it’s the next America Online.
The History of Yahoo! – How It All Started…
2016 – Verizon Announces $4.8 Billion Deal for Yahoo’s Internet Business
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