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Computer a scuola e internet aperta

Mentre le regole per salvaguardare l’internet neutrale e aperta continuano a essere messere in discussione dalle lobby e difese dai movimenti dei diritti umani nell’era tecnologica, alcuni pionieri della rete chiamano a raccolta le persone di buona volontà perché contribuiscano a rifondare la struttura architettonica originaria dell’internet, quella struttura fondamentalmente creativa perché fondamentalmente organizzata come un commons (Ieee). Del resto, la concentrazione di potere nelle grandi piattaforme private non è priva di conseguenze e rende necessaria un’attenzione crescente da parte dei cittadini, in particolare nell’utilizzo dei dati (Recode).

Ma mentre avanza questa discussione, classica, un dubbio avanza tra gli osservatori. Che cosa deve fare la scuola di fronte alla rete che non è necessariamente più soltanto una fonte di conoscenza ma in certi casi diventa una struttura commerciale dotata dei suoi interessi non certo orientati all’educazione? Audrey Watters si domanda: «Is it time to give up on computers in schools?»

La risposta, per chi scrive, è negativa. Ma non perché la domanda sia peregrina. C’è sempre posto per i computer a scuola. Ma il loro trattamento va visto criticamente, intelligentemente. La questione dei computer – compresi gli smartphone – a scuola va unita alla prima serie di questioni. La rete è essenziale per l’educazione se è organizzata come un bene comune della conoscenza: in quel mondo suggerisce comportamenti intellettuali e pratici attivamente partecipi della costruzione della cultura. Se è un insieme di piattaforme commerciali suggerisce soprattutto comportamenti da consumatori. La soluzione non è data: va conquistata. E la scuola a questo punto, come del resto il servizio pubblico televisivo, è chiamata a contribuire non soltanto insegnando i contenuti ma anche gli atteggiamenti da tenere nei confronti della rete: e magari partecipando alla manutenzione della ricchezza della rete aperta, libera e neutrale. Imho.

Ps. Il 7 luglio, la Camera dei Deputati discute di una proposta di legge che come primo firmatario ha Stefano Quintarelli che si occupa – in sintesi fin troppo semplificatoria – di neutralità della rete e interoperabilità delle piattaforme.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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