Questa settimana, la Media Ecology Association tiene il suo congresso mondiale: il programma è fittissimo e si svolge tra il 23 e il 26 giugno a Bologna. Tra i direttori dell’associazione che saranno presenti a Bologna c’è Brian Cogan, NYU.
Le definizioni di Media Ecology sono diverse. Ma ovviamente rispecchiano la crescente consapevolezza del fatto che i media sono ormai parte dell’ambiente nel quale si sviluppa l’esperienza umana e soprattutto indicano che l’approccio per comprenderli non è più quello lineare-industriale, ma si deve fondare sulla conoscenza dei sistemi complessi. Il sistema dei media è diventato l’infosfera e assomiglia a un ecosistema. E dunque lo studio dei media assomiglia all’ecologia.
I mezzi di comunicazione non sono solo tecnologie che trasportano i messaggi dal punto A al punto B. Il significato, a differenza di quanto diceva Claude Shannon, ha importanza. Le metafore, le interfacce, le tecnologie, le app, i mondi di senso, la partecipazione attiva del pubblico, la ridefinizione dell’audience, le testate, le startup, il copyright, il pubblico dominio, i modelli di business, insieme a tutto il resto, coevolvono alla ricerca incessante di nuove nicchie ecologiche nelle quali svilupparsi. La biodiversità è parte integrante della qualità del sistema. L’inquinamento culturale è una possibilità concreta e mortale per le società. L’insostenibilità delle monocolture pubblicitarie è un problema da risolvere.
Ma questo sistema dei media diventato ambiente aumentato di informazioni, nel quale gli umani vivono a loro volta aumentati con protesi elettroniche, è pur sempre il modo con il quale ci si alimenta di storie, notizie, visioni: è il luogo nel quale si coltiva l’immaginazione, si seleziona la conoscenza, si abilita l’innovazione. È decisivo per la costruzione del futuro. Sicché la qualità della vita ha bisogno di ecosistemi mediatici sani, inclusivi, diversi e curati.
Il congresso della Media Ecology Association conduce alle frontiere della ricerca su questi temi. Il corpo umano e la tecnologia dei media. La sorveglianza e la libertà. I nuovi modelli di mediazione. Il ruolo dei media nel cambiamento sociale. La dimensione ludica come ecologia sociale. L’estetica dell’ecologia dei media. Le nuove forme dell’apprendimento. L’arte e la scienza. E con l’occasione di Bologna lancia una serie di riflessioni sulla Media Ecology per la qualità della vita.
Ospiti del congresso saranno il filosofo Luciano Floridi e il narratore Bruce Sterling. E nelle ultime ore della manifestazione saranno anche assegnati alcuni premi. Tra i vincitori dell’anno scorso: Thomas Friedman, Noam Chomsky, danah boyd.
Ci sono voluti decenni per diffondere una coscienza ecologica maggioritaria nella società occidentale a favore dell’ambiente “naturale”. Ne dovranno occorrere meno per fare altrettanto a favore dell’infosfera, altrimenti rischiamo una crisi culturale.
Probabilmente ci torniamo nel corso di questa settimana.
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