Intanto, come abbiamo visto negli ultimi giorni, è uscita nuova edizione del rapporto di Reporters sans Frontières sulla libertà di informazione nel mondo.
L’Italia è 77esima. I problemi che abbassano la posizione in classifica dell’Italia sono legati soprattutto alle minacce conseguenti a inchieste sulla corruzione e sulla mafia.
Molte cose da commentare. Per esempio: i paesi dell’Europa dell’Est, in molti casi, sono classificati meglio. Hanno molti problemi, evidentemente. Ma riservano anche molta attenzione alla salvaguardia e al miglioramento della libertà di espressione giornalistica. Non solo Slovacchia ed Estonia, Repubblica Ceka e Slovenia, ma anche Ungheria, Romania, Polonia, Serbia, Croazia, Georgia, Bosnia, Armenia e Moldavia sono in posizione migliore dell’Italia.
L’Italia non ha fatto una grande catartica riflessione dopo la seconda guerra mondiale, per pensare e condannare ai crimini che ha commesso nel corso di quel conflitto. E non ha fatto una riflessione profonda dopo la guerra fredda, per pensare ai limiti alla libertà e alla sovranità che aveva accettato durante la contrapposizione tra blocco occidentale e blocco sovietico.
La posizione dell’Italia nella classifica di Reporters sans Frontières non è la conseguenza diretta di queste due questioni, ovviamente. Ma ci si può domandare se non sia uno degli indicatori di un tema più ampio: una sorta di insensibilità di una parte importante della sua società nei confronti di alcuni temi relativi ai diritti internazionalmente riconosciuti che servono all’evoluzione della democrazia, come la qualità dell’informazione e della libertà di stampa. Molte iniziative stanno crescendo per correggere questa situazione. E le occasioni per incontrarle non mancano. Ma forse, proprio nell’anno in cui l’Italia ripensa i suoi equilibri costituzionali, dedicare un pensiero alla funzione dell’informazione e della ricerca giornalistica nel quadro degli equilibri di potere può essere importante. Imho.
Vedi:
Classifica Reporters sans Frontières
Hungarian civil liberties union
European centre for press and media freedom
Commenta