Se continua così, per il 2050, negli oceani ci sarà più plastica che pesce (QZ).
Un rapporto del World Economic Forum calcola che ci sia un miliardo di tonnellate di pesce nell’oceano. Non ci sono motivi particolari per pensare che questo peso aumenterà o diminuirà significativamente nei prossimi decenni. Nel frattempo, invece, la plastica gettata in mare continua a crescere: secondo le stime, è destinata a crescere del 4,8% ogni anno fino al 2025; da allora, la crescita dovrebbe diminuire al 3% fino al 2050. Se tutto questo è vero, nel 2050, nell’oceano ci saranno più tonnellate di plastica che di pesce (World Economic Forum, .pdf)
Il rapporto, realizzato con la collaborazione della Ellen MacArthur Foundation, prosegue con delle raccomandazioni. Suggerisce di aumentare il riciclaggio, ridurre la pratica di gettare la plastica in mare, aumentare la produzione di plastica con fonti rinnovabili.
Si tratta di avviare un’economia circolare, cioè in equilibrio con l’ambiente, le cui potenzialità di crescita sono molto significative, anche secondo il World Economic Forum. La comprensione di tutto questo è molto più avanzata di quanto non fosse qualche decennio fa, quando all’ecologia pensava una minoranza di persone. Il sistema economico mondiale deve darsi questa strategia di trasformazione: a base di conoscenza, equilibrio ecologico, ricerca della felicità. L’iper-consumo, l’iper-finanza, la visione di breve termine, non sono sostenibili: cioè non possono durare. Non garantiscono crescita e promettono un incremento costante dei rischi sistemici. «Rationality is avoidance of systemic ruin» scrive Nassim Nicholas Taleb nel suo nuovo libro.
Di plastica da fonti rinnovabili, in Italia, si occupa la Bio-on e l’IIT.
Gli oceani sono indubbiamente beni comuni. Oggi si parla dell’argomento alla Feltrinelli di via Manzoni a Milano, alle 17:30 (vedi l’articolo pubblicato ieri qui).
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