La domanda che Edge propone ogni anno alla sua rete di ricercatori è un appuntamento con la curiosità disinteressata, la bellezza dell’intelligenza, la vitalità della cultura. John Brockman la pensa con un ristretto numero di amici e poi la diffonde nella sua rete all’inizio di dicembre. Il primo gennaio comincia la lettura per tutti. Ed è un’esplorazione tra i pensieri di alcune menti fervidissime.
Quest’anno John chiedeva quali fossero state le notizie scientifiche uscite recentemente che avevano il potenziale di restare importanti e interessanti per lungo tempo. Tra le risposte – che si leggono d’un fiato – ci sono dei fantastici racconti: su Ebola, su Crispr, sullo spazio, sull’intelligenza artificiale, sulla matematica e molto molto altro.
Anche quest’anno John Brockman ha inopinatamente accettato la mia risposta. Venuta fuori dal contesto delle strane preoccupazioni intorno alla straordinaria accelerazione – apparente forse – della scienza in questo periodo: robotica, finanza algoritmica, intelligenza artificifiale, editing genetico, sono argomenti che fanno pensare qualcuno a una sorta di scienza fuori controllo. Ma una scienza “sotto controllo” non sarebbe sé stessa. Sicché, il mio piccolo contributo riprende l’idea di “scienza delle conseguenze“. L’idea di una scienza autoregolata e consapevole, per metodo, delle conseguenze di ciò che produce. Che non lascia le decisioni alla politica o all’etica ed entra in gioco, prendendosi le sue responsabilità, con l’epistemologia. E la notizia di riferimento per questo argomento è il mancato accordo degli scienziati ai primi di dicembre sulla moratoria dell’editinge genetico umano.
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