Italiani emigrati in Australia dal Nord, Lombardia e Veneto, con attività imprenditoriali avviate. Vivono a Sydney con orgoglio e soddisfazione. Uno di loro dal 1976. Altri da tre anni. Le loro frasi sono un coro coerente. «Qui si pagano le tasse. Qui se sbagli una sola volta ti mandano via. Qui se un politico è accusato di aver ricevuto in regalo una bottiglia di champagne da 250 dollari si dimette. Qui le regole si rispettano, non si pensa solo a se stessi. Qui c’è un senso di futuro».
Hanno successo qui perché hanno portato la cultura gastronomica italiana in un paese che costruisce il proprio futuro con attenzione all’insieme e alle parti. Non hanno perso identità. Ma hanno trovato spazio. E una sorta di pace.
È una linea sottile quella che separa il giudizio e il pregiudizio. Ma l’esperienza e la sua sintesi, raccontata con semplicità, da chi ha fatto le sue scelte superando le sue difficoltà, lasciandosi dietro un pezzo di vita per cercarne un altro più grande, merita attenzione sincera. Essere autori della propria vita è anche ascoltare gli altri autori.
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