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Il prossimo governo sarà “politico”. E allora torniamo all’agenda, “partecipanda”, per gli italiani

Le risposte dei partiti ai problemi e alle suggestioni emerse dalle elezioni sono talmente secche e confuse da apparire paradossalmente chiare. E alla fine, se non succede altro, ci si affiderà dunque alla saggezza del Presidente Giorgio Napolitano.

Sempre per placare l’ansia, tentiamo qualche ipotesi.

Questa volta, il problema più urgente per il Presidente non sarà la voragine finanziaria ma la palude politica. E se questo è vero, il suo suggerimento non sarà un tecnico di garanzia per i mercati, ma una persona chiamata alla missione impossibile di trasformare la palude in una pianura fertile.

Il nuovo governo sarà dunque più politico che tecnico.

Il che significa che non dovrà necessariamente cercare l’appoggio di tutti i poli, le stelle e i buchi neri. Dovrà scegliere. Se la persona che verrà proposta dal Presidente per formare il nuovo governo si presenterà con un’agenda forte e chiara di bonifica della politica potrà trovare una maggioranza e partire. Poi vediamo per dove. Ma un punto è evidente: la bonifica della politica, elemento fondamentale per affrontare l’urgenza che viviamo in questo momento non piacerà a tutti. In questo senso il nuovo governo sarà politico e di parte, non generalista. Il problema è che interpreti la maggioranza del Parlamento uscito dalle urne, nel senso che interpreti attraverso il Parlamento la volontà degli elettori. E i loro bisogni.

Il capo del governo che passerà in Parlamento sarà dunque sostenuto dal Pd, necessario e sufficiente alla Camera, e da M5S o PdL, necessari ma non sufficienti al Senato: non ci sono altre possibilità. O meglio: esisterebbe la possibilità di fare una proposta Pd-SceltaCivica che cerchi l’appoggio di qualche senatore vagante, ma bisogna ammettere che si tratterebbe di una soluzione di ripiego che comunque non potrebbe essere la prima scelta del Presidente.

E allora. Quale sarebbe la prima scelta del Presidente?

Spieghiamoci. Di fronte all’urgenza della paralisi politica ci sarebbero due possibilità alternative:
1. una nuova costituente per riconfigurare le regole della democrazia e della repubblica per adattarle al cambiamento epocale (una strada lunga per la quale occorrerebbe l’accordo sostanzialmente di tutti i partiti)
2. una rinnovata energia democratica e repubblicana, basata sulla costituzione esistente, con decisioni che la difendano dalle forme malate che l’hanno indebolita nel tempo (una strada più breve per la quale basterebbe l’accordo di una parte maggioritaria degli eletti)

La nuova costituente sarebbe una bella cosa. La costituzione, così densa di cultura politica che abbiamo ereditato, non va cambiata ma adattata alle nuove condizioni. Il problema costituzionale è che l’equilibrio dei poteri repubblicani è stato attaccato per lungo tempo dalla pratica politica ed è stato messo in discussione dall’emergere di nuovi poteri come l’informazione, soprattutto televisiva. L’equilibrio dei poteri è pensato anche per garantire i diritti delle persone e impedire la “dittatura della maggioranza”. La democrazia non è che un modo per decidere chi decide, a maggioranza appunto, ma la repubblica è tutta la popolazione e l’ambiente in cui vive. Fare un pensiero costituzionale presuppone una collaborazione vera di tutti i partiti per rappresentare tutta la popolazione (almeno quella che vota). Sarebbe bello, ma non è il momento. E forse non è neppure la compagnia giusta.

Resta una bonifica della palude. Poche decisioni cardine, immediate, che definiscano una roadmap per le decisioni successive. Di fronte a quell’agenda si formerebbe una maggioranza sulla quale il Presidente potrebbe avere garanzie durante le consultazioni e affidare un incarico con qualche certezza di successo. Mettiamo che l’agenda dica:
1. conti pubblici a posto senza se e senza ma
2. riduzione dei costi della politica
3. troncatura del conflitto di interessi
4. massimo due mandati per gli eletti
5. nuova legge elettorale
6. agenda digitale senza se e senza ma
7. consultazioni pubbliche sulle scelte di allocazione delle risorse all’interno delle compatibilità possibili
8. legge anticorruzione rafforzata, introduzione di norme sulla “corruzione tra privati”, ripenalizzazione del falso in bilancio
9. rafforzamento della roadmap per facilitare startup, ricerca, istruzione innovativa e dare comunque segni di vita per la crescita
10. altre cose che il Presidente saprebbe individuare sentendo i partiti…

Questo programma potrebbe trovare l’appoggio del Pd e del M5S. Se al posto del conflitto d’interessi e della corruzione ci fosse qualcosa sui pm e sulle tasse si potrebbe invece immaginare un appoggio del Pdl. Supponendo che il metodo sia quello ipotizzato, vedremo in quale direzione andrà il Presidente. E speriamo sia quella giusta.

Se passasse così, il nuovo governo si metterebbe alacremente al lavoro, in funzione della qualità delle persone scelte per formarlo. Poi si farebbe il nuovo Presidente della Repubblica. Da tener presente (giusto per saperlo) che per quell’elezione, una scelta che spetta all’insieme di tutti i parlamentari, c’è una maggioranza sufficiente di Pd e SceltaCivica. Se la saggezza del Presidente è diventata tanto importante per il sistema politico italiano, non si può che sperare che anche il prossimo Presidente sia molto saggio.

Siccome le camere non possono essere sciolte dall’attuale Presidente, non c’è alternativa alla formazione di un governo con questo Parlamento. La visione e l’esperienza di Giorgio Napolitano, pur nella delicata funzione di garanzia, questa volta potrebbe dover condurre a una scelta politica. Il metodo con il quale tirerà fuori gli impegni che i partiti sono disposti a prendersi sarà fondamentale. La persona che sceglierà per l’incarico sarà altrettanto importante. Speriamo.

Nel frattempo, la società italiana farà emergere sempre nuovi strumenti per farsi sentire. Non finirà tutto nelle stanze dei bottoni. Anche perché quei bottoni non sembrano in ogni caso funzionare molto bene. Costringendo tutti a fare i salti mortali per capirci qualcosa.

Vedi anche:
Lettera a Beppe Grillo e all’M5S
Il fuoco mancante della prospettiva
Li stiamo perdendo
Roadmap needed please
Così l’Italia si gioca il futuro
Da informazione locale a informazione territoriale
Promemoria PA digitale
Elezioni e marketing degli omogeneizzati
L’agenda-partecipanda per il paese
Perché è tanto difficile cambiare l’Italia

E vedi anche:
Tutto il potere ai social!
In attesa della guerra civile
Un Parlamento senza Governo

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  • Luca,
    è raro vederti rispondere ai commenti; un po’ di meno trattare gli argomenti toccati nei commenti in nuovi post. Valuta tu la cosa migliore ma mi piacerebbe tanto tu dicessi la tua almeno su un paio di questioni:

    (1) Sei sicuro che ci debba essere una legge che limiti a due il mandato per i parlamentari? Non credi basterebbe soltanto una buona legge elettorale con le preferenze e, quindi, poter ammettere che un buon politico vada avanti nel suo lavoro per tutto il tempo necessario?

    (2) Cosa pensi di questa prospettiva? –> http://www.byoblu.com/post/2013/03/01/Un-Parlamento-senza-Governo.aspx “un governo in prorogatio (quello Monti attualmente in carica), con poteri di mera amministrazione, ed un Parlamento con pieni poteri legislativi, in cui gli accordi e le convergenze potranno trovarsi solo sulle singole leggi, volta per volta. ”

    Grazie

  • Ciao Marco, avevo appunto citato il pezzo di Byoblu perché lo trovavo un’idea interessante. Certo, l’Italia si è abituata a un sistema in cui l’iniziativa è del governo e il parlamento ha un’autonomia limitata, ma questo non significa che non si possa cambiare. Se non si arriva alla fiducia per nessun governo e resta quello attuale solo per l’ordinaria amministrazione probabilmente anche dal punto di vista costituzionale non si possono fare un sacco di cose. Può anche darsi che il parlamento riesca a prendere in mano molte questioni ma se si appropriasse dell’esecutivo ci sarebbe un problema costituzionale di non poco conto. Si arriverebbe probabilmente a fare un presidente della repubblica con i voti di pd e sceltacivica. Ma non è detto che si riuscirebbe comunque a fare molto sul piano strutturale: se non si mettono d’accordo sul governo riusciranno a mettersi d’accordo sulla legge elettorale per esempio? Posso ovviamente sbagliarmi, visto che non ho mai visto una cosa del genere. E non nascondo che potrebbe essere un’occasione per fare qualcosa di veramente nuovo. Ma non potrebbe durare molto: diplomazia, esercito, giustizia possono anche riferirsi al presidente della repubblica ma non sarebbe un accentramento di poteri un po’ troppo grande? sui due mandati boh è una questione a cui M5S tiene molto e per questo la cito in un’ipotesi di accordo… di certo porta il lavoro degli eletti su un piano di breve termine sia in termini di potere che di prospettiva: in america il presidente ha una durata di quel tipo e fa il suo mestiere come crede e può, ma sappiamo che questo aumenta il potere delle strutture più stabili (per esempio le multinazionali)… le conseguenze delle scelte di sistema non sono mai lineari…

  • Grazie Luca del feedback. Ci trovo degli spunti molto interessanti.
    Mai come adesso e’ il caso di dire “staremo a vedere” e, purtroppo, mai come in questi casi, noi, da qui, possiamo molto molto poco, anzi nulla.

Luca De Biase

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