Il giornalismo è un mestiere per innovatori. Se n’è parlato qui e altrove (come nei pezzi citati qui e su Ldsi, Mdplab, Giuze).
Ma i giornalismi sono molti, come dice Angelo Agostini.
Occorre cercare questi nuovi spazi di lavoro. Elaborare una visione. Sperimentare soluzioni. Con approccio empirico e spirito di servizio. Facciamo degli esempi, da prendere solo come appunti di lavoro.
La cronaca potrebbe esprimersi in modi nuovi tenendo presente l’evoluzione degli open data. Trasparenza delle decisioni ammnistrative e politiche, informazioni sulla sanità, la scuola, il traffico e così via, saranno sempre più coperte da dati disponibili in modo aperto ma comunque da riassumere e dotare di senso. Un mestiere per giornalisti che parlano con designer e programmatori.
L’information overload potrebbe dare luogo a sempre nuove forme di curation.
L’incrocio di attività social ed emersione dei temi da portare in agenda comune potrebbe dare luogo a nuove forme di osservazione delle tensioni sociali e di risposta interpretativa.
La costruzione di nuove piattaforme per le decisioni collettive potrebbe suggerire servizi di informazione civici al servizio delle comunità che innovano il modo di elaborare programmi d’azione e scelte.
E così via. Tenendo presente che, come si diceva, in questi spazi ci sono nuovi servizi e potenzialmente nuovi business.
Maybe content is king and context is emperor, but the public is a Republic.
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