Due convegni oggi della (lunga e vastissima) serie: evoluzione culturale all’epoca di internet. Stamattima, il Censis presentava il suo studio sulla scuola e i nativi digitale, nel pomeriggio all’Lsdi si discute del giornalismo e i media digitali.
Gli interventi e le informazioni sono consapevoli del grande cambiamento. Il frame interpretativo è però ancora segnato da un’ottica limitata dall’esigenza di tenere insieme quello che c’era prima e quello che ci sarà dopo, nel timore – comprensibile – di dover rinunciare a qualcosa: la scuola con le sue strutture e persone organizzate come nell’epoca industriale insieme ai sistemi di apprendimento radicalmente nuovi abilitati e alimentati sui nuovi media; i giornali con le loro strutture e persone organizzate come nell’epoca industriale insieme ai sistemi di informazione radicalmente nuovi abilitati e alimentati sui nuovi media.
È comprensibile. Ma dovremo pur imparare a vivere intensamente il nostro presente, l’unico tempo nel quale siamo liberi di costruire il futuro. E per riuscirci dovremo pur imparare a distinguere tra le cose cui possiamo rinunciare e quelle che possiamo inventare e conquistare. Nella consapevolezza della difficoltà del processo e delle preoccupazioni connesse. E coscienti dell’importanza decisiva delle dimensioni – convergenti – della formazione e dell’informazione.
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