La ricerca che ho cominciato sul senso dell’innovazione in Italia ha suscitato qualche interesse e generato diversi contributi importanti.
Le prime reazioni: 17 commenti sul blog, 27 commenti su Facebook, un Tweet, un solo link (grazie a Torino Valley) e 0 commenti su FriendFeed.
Ecco i commenti:
Potresti spulciare tra gli spin-off di tutta Italia, anche con la differenza
tra chi innova e chi invece si parcheggia in attesa di meglio.
Segnalo il ning “Innovatori”, potrebbe essere utile: http://innovatori.ning.com/
anch’io ti segnalo http://innovatori.ning.com
e ritengo di essere un innovatore, penso a quanto ho realizzato negli 8 anni di
amministratore pubblico nella municipalità di marghera
Volevo segnalarti l’iniziativa “Premio FORUM PA Protagonisti
dell’innovazione”, alla sua seconda edizione
http://www.innovatori.forumpa.it/
Un carissimo saluto
Elvira
Ciao,
ti segnalo il premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente, promosso da circa 8
anni da Legambiente e Regione Lombardia. Ci sono diversi casi interessanti, questo
è il sito:
www.premioinnovazione.legambiente.org
Saluti,
Andrea
Luca, io vedo l’innovazione come un “semplice” processo di
miglioramento radicale.
E’ difficile “scovare” esempi in Italia perchè si parla poco di
innovazione, e molte delle parole spese in giro sono forse troppo esagerate.
Un piccolo aiuto, però, mi sento di dartelo: se chiedi agli italiani
all’estero che fanno innovazione, loro sapranno dirti perchè non l’hanno potuta
attuare in Italia, e forse ti potranno segnalare altri innovatori, in Italia o
all’estero, con cui sono entrati in contatto.
ciao Luca
il tuo post è intrigante e mi spinge a fare alcune riflessioni:
comincio dal titolo “Cercasi innovatori” chi dovrebbe cercare gli
innovatori dovrebbe essere lo stato italiano dando il via finalmente ad una
sera politica che premi il merito e la capacità di innovare.
Inoltre tu asserisci che il problema sia trovare gli innovatori dando per
scontato che esistano, ne sei davvero certo?
Il vero punto è perchè innovano? secondo me chi lo fa, lo fa solo in virtù di
un possibile busines, si è perso del tutto lo spirito che ha contraddistinto
nel passato tante scoperte fatte quasi sempre per caso….
Infine ti segnalo due innovatori, uno è Fabrizio Capobianco di Funambol e credo
che tu già lo conosca e rappresenta bene l’assioma innovazione =business
l’altro è un mio collega Vincenzo che oggi a tavola mi raccontava che stava
progettando un antifurto per la sua nuova casa basato su nuove tecnologie sw ,
questo rappresenta bene la mia idea di innovazione ovvero usare le competenze
acquisite e reinventarle per creare qualcosa di nuovo.
Sono venuto a Perugia mosso dalla stessa problematica, ti accennai che
sarebbe stato interessante, oltre che entusiasmante, poter organizzare una
serie di incontri che elicitassero la consapevolezza del tema. Con un pò di
sarcasmo ti dissi che tutti ne parlano ma nessuno sa cos’è, almeno è quello che
si nota in molte imprese nel tessuto di Macerata.
Per quadrare il cerchio di valutare i fabbisogni competitivi con Confindustria,
ho proposto di partire da un tracciato che facesse emergere quali fossero i
driver informativi per innovare, i bisogni di conoscenza quindi e mi modi per
sopperirli. Questo per togliere il preconcetto che omologa innovazione a
tecnologia, mentre questa è un fattore strategico insieme a tanti altri: i
modelli di business, organizzativi, le conoscenze dei trend, ma tutti in fondo
ancillari alle idee e alla cultura che queste presuppongono per la soluzione di
un problemi o il miglioramento di un beneficio se la soluzione già c’è.
L’esempio portante di quanto il problema sia preminentemente di ordine
culturale, lo dimostra una grossa azienda che per correttezza non cito. Le
viene presentato un progetto che per costi/benefici sarebbe stata una manna dal
ciele per qualsiasi investimento. Otteneva dal partner, una società di
trasposti locali, una concessione a costo 0 dei propri spazi pubblicitari per
un valore di circa 500.000 €. E’ un progetto innovativo in Italia che rientra
nella Corporate Social Responsability (solo Tesco anche se in maniera divrsa lo
ha portato avanti), ma in questo caso il deterrente non è stata la novità. In
consiglio di amministrazione si è eccepito che la mission del progetto toccava
i punti cardine dell’impresa, che ironia della sorte sono identici, come dire
non si può esternalizzare una mission perché toglie titolarità. Quindi anche se
c’è innovazione, profitto e beneficio collettivo, una strategia del genere
andava a ledere il modello culturale ma non per defferenza ma perché è analogo.
Per tornare al tuo quesito Luca, credo che la cultura del futuro degli
innovatori sia così intrisa di complessità che è facile perdersi.
Personalmente credo sia un mix di conoscenza umanistica e scientifico. Una sociologia
economica della conoscenza che osserva i progressi scientifici ma li tocca con
le mani delle persone comuni.
Ovviamente quegli occhi dovrebbero sapere leggere le informazioni salienti e
non il tumulto di nuovi prodotti che sono solo dadi comunicativi.
La distruzione creatrice a là Shumpeter credo non esista più da molti anni, è
tutto interdipendete e intersettoriale non solo nell’ICT ma anche nei settori
ad alta creatività come la moda per esempio.
Il progesso credo sia collegare cose e conoscenze esistenti per bisogni
esistenti e non nuovi. I micropagamenti di cui si parla a parlare anche per
l’editoria potrebbe esser un esempio. Ogni famiglia italiana ha un fidelity
card e ogni insegna ha un operatore mobile virtuale ormai. Un euro di costo promozionale
potrebbe oltre che esser sostenibile avvantaggiare tutti. Ogni famiglia si
trova nella Sim, a sua volta fedelity card, le notizie al costo del quotidiano
e se le scarica a casa in famiglia. Il giornale della sera, dove tutti felici e
contenti commentano le notizie prima del tg. Ruggiero in Telecom hanni fa
diceva che aveva 60 milioni di punti vendita. Forse tocca passare dal
supermercato per averli veramente.
Linko un pensatoio dove mettono a disposizione strumenti software per fare
analisi strategica di scenario. E’un progetto molto interessante perché i
software permettono analisi multistakeholder che potrebbero esser utilizzati
con panel di esperti, magari proprio sull’innovazione. E magari per ridurre un
pò la complessità.
http://www.3ie.fr/lipsor/lipsor_uk/index_uk.htm
John Elkann, capo del capo del mio capo in una pregressa avventura
editorial-pazzesca e persona squisita, da oggi pomeriggio è sicuramente un
innovatore.
ciao luca,
noi qui in romagna ci stiamo provando, il progetto si chiama romagna business
club: www.romagnabusinessclub.com
il 23 di aprile abbiamo un evento a cui ti invito e a cui partecipano alcuni
dei tuoi colleghi:
Corporate and Business Web
Forum – Il web per la PMI
L’obiettivo è creare una vera e propria impresa quindi a fine di business.
Come?
fondamentalmente creando eventi per ora e diffondere la conoscenza e l’utilizzo
del web ma soprattutto la nuova cultura fondendola con quella ruspante
romagnola…..
Quando consegnarono la medaglia presidenziale al professor Peter F. Drucker
per i suoi studi di management e per le sue riconosciute capacità di predizione
e innovazione rispose semplicemente “I just look out the window and see
what’s visible – but not yet seen.”
L’innovatore per me è questo. E’ un qualcuno che vede e realizza oggi ciò che
per altri nemmeno è da considerare.
Intorno a noi, nella nostra vita di tutti i giorni, nel lavoro incontriamo
spesso degli innovatori e a volte nemmeno ce ne accorgiamo.
Peter Drucker (http://www.druckerinstitute.com/) è un innovatore e in sua
memoria è stato anche istituito un riconoscimento che premia quelle attività
no-profit che si sono distinte per la capacità di anticipare e innovare il loro
settore o ambiente.
Nel mio lavoro mi è capitato di incontrare persone che hanno questa dote. Uno
di questi è Christian Carniato, fondatore di TSW, che più di 10 anni fa ha
visto nel Search Engine Marketing il futuro del web. Scommessa vinta. Ma è
interessante vedere cosa sta combinando nel frattempo. Una fonte inesauribile
di stimoli.
Di primo acchitto, mi viene di rispondere con un link a un progetto che mi
piace molto: http://www.librino.org/
(peccato per il sito in flash)… Cito dalla presentazione:
Antonio Presti, da dieci anni, coltiva a Librino un’utopia. In questa “città-satellite”
di circa 70.000 abitanti, in un territorio lasciato ai margini, privo di
infrastrutture e di servizi, l’ideatore di Fiumara d’arte, “il sognatore
che realizza i propri sogni”- come lo ha definito lo scrittore israeliano
Meir Shalev – coltiva l’utopia della bellezza e dell’arte come forza etica. In
questo spazio della contemporaneità, un non luogo che nega cittadinanza ai suoi
abitanti, ha scelto d’investire sull’arte ritenendola occasione di riscatto,
d’incontro, di scoperta, di gioia e di bellezza.
Guardati la Porta della Bellezza che è l’opera che stanno mettendo in piedi
in questi giorni…
Agli innovatori piace usare reti neutrali (World of ends) :-O
Luca,
Io penso di essere da sempre un’innovatrice, ma dipendente. Per noi è
estremamente difficile farci notare. Si lavora nell’ombra e i risultati vengono
visti come quelli delle organizzazioni da cui dipendiamo. Ma ci siamo, ci sono.
Personalmente penso di aver fatto molto, nonostante si debbano sempre fare le
nozze coi fichi secchi, e anche bene. Ma nessuno mi conosce. Altri, liberi e
non dipendenti, possono farsi notare di più.
Ma anche noi, a libro paga di qualcuno, innoviamo.
Il commento di Laura ha tutta la mia approvazione (e solidarietà) per essere
innovatori devi essere indipendente o qualcuno non innovatore che prende
decisioni per te te lo impedirà… credo che in Italia ci siano innovatori ma,
spesso, purtroppo chi decide non lo è.
Il tema è affascinante. Personalmente trovo che una cosa su cui siamo
carenti in Italia è la capacità di associare innovazione e
sostenibilità/modello di business, e più in generale percorsi di selezione
delle reali innovazioni, per distinguerle da “invenzioni” fine a se
stesse.
Credo che nòva stia facendo del suo per segnalare percorsi possibili.
Quanto alle persone, il problema è riuscire ad avere le competenze per
valutarne le potenzialità, e non è sempre facile.
Ti girerò una mail in proposito che potrebbe esserti utile
Le radici delle innovazioni stanno generalmente nel gioco e nella
decorazione.
La metallurgia inizio’ con il martellare il rame all’interno di collane e
altri ornamenti molto prima che fosse utilizzata per coltelli ed armi di rame e
di bronzo.
La formazione di leghe metalliche inizio’ nell’ambito della gioielleria e
della scultura che della produzione economica e militare.
La ruota inizio’ ad essere usata in modo “frivolo”; le ruote piu’ antiche a
noi conosciute erano parti di giocattoli.
L’idraulica, la meccanica ed altre manifestazioni del genio umano furono
sviluppate all’inizio per costruire giocattoli o come forme di intrattenimento.
Il ferro battuto fu inizalmente utilizzato per scopi decorativi nella
creazione dei cancelli dei palazzi.
L’industria chimica si sviluppo’ dal bisogno di colorare o decolorare i
tessuti ed il vetro.
La polvere da sparo venne utilizzata prima come forma di intrattenimento per
i fuochi artificiali molto prima che fosse utilizzata per scopi militare o per
conquistare lo spazio con i razzi.
La prima ferrovia al mondo fu creata come forma di intratenimento a Londra.
La plastica venne dapprima utilizzata per i giocattoli e per i tasti del
pianoforte come rimpiazzo a basso costo dell’avorio.
Le racchette da tennis, le mazze da golf sperimentarono le fibre di vetro e
di carbonio prima degli aeroeplani.
I videogiochi al computer hanno preceduto l’uso giornaliero dei computer
nello spazio lavorativo.
Il riscaldamento con i pannelli solari e’ iniziato come un hobby per
appassionati di fai da te.
Tutte le cose grandi nascono da cose piccole, ma le nuove piccole cose
vengono sono distrutte a meno che non siano valorizzate per ragioni piu’ di
apprezzamento estetico che di utilita’ pratica.
da facebook:
bellissima domanda!
stavo appunto leggendo questo:
http://blog.debiase.com/2009/04/cercasi-innovatori.html
Per essere innovatori sono necessarie due condizioni:
bisogna esserlo e bisogna che te lo facciano fare. In Italia la seconda manca.
@dario la seconda credo che sia molto sensata
a mio avviso Luca non ce ne sono. O se ci sono, non sono
messi nella condizione di.
@titti benchè tutto sia possibile, si spera almeno che
qualche neurone sia rimasto…forse manca altro
Io lavoro con i fisici delle particelle. Che vivono di
progetti e innovazione, di utopie, di idee apparentementemegalomani e
tecnologie che non esistono ancora. Ma non ha senso parlarne individualmente.
E’ una impresa giocoforza collettiva, di gruppo: sono gruppi di innovatori che
trovano sponde in strutture più grandi (nazionali o europee o … Visualizza altrocomunque internazionali) che a loro volta riescono a fare
lobbing politica. Alla fine l’innovazione arriva, e come. Ma questa modalità
risponde alla tua domanda?
imho: sono quelli che stanno zitti, e se parlano lo fanno in
inglese, in italiano solo ripetono.
forse c’è bisogno proprio di recuperare il valore dei sogni
e delle utopie e se possibile di trovare uno spazio per questo anche
all’interno delle scuole. chiedo troppo?
In realtà molti ambiti, tipo il design e la rete, offrono
tantetante opportunità. Che si possono cogliere, però, assumendo nuove modalità
operative, che sono assai lontane dal “non ti consentono di
innovare”. Perchè in realtà nessuno ti deve consentire nulla.
Probabilmente ci sono molti “innovatori”, ma pochi “imprenditori
innovatori”.
Chessò: io … Visualizza
altromi ci mantengo a far venire
“strane idee” agli imprenditori. E così una fascia di
“giovani” che “fanno cose”. E che, magari, non si sentono
(giustamente) vincolate ad una certa nazione per farle, o all’aspettare che
“qualcuno te le faccia fare”.
@romeo giusto appunto i grandi progetti seguono itinerari
internazionali, a volte l’idea e il progetto nascono qui ma per strane dinamiche
devono passare per…e dopo anni ritornare qui ..discorso lungo…quindi
speriamo che si trovi presto un però , un forse per poter dire che qualcosa sta
cambiando ma nella giusta direzione. A presto
vanno cercati nei vicoli del web, chi ha veramente stoffa fa
poco rumore .. almeno io la vedo così, voi?
sai cosa sarebbe carino? far incontrare: imprenditore del
web+ un creativo + un economista che pensa a nuovi modelli di business e vedere
cosa ne esce … tu che puoi, che hai mille contatti!
scusa … 1903 contatti 🙂
@ patrizia, secondo me non cambia nulla per un semplice motivo:
chi decide e chi ha soldi non ha cultura dell’innovazinoe tantomeno di
internet!
@ persergio … però se chi non ha cultura è costretto dagli
eventi … magari sono troppo ottimista eh?
è limitante pensare al modello “chi decide e chi ha i
soldi non ha cultura dell’innovazione tantomeno di internet”.
Non è vero. Ovvero: è vero parzialmente in Italia e in pochi altri posti. Manca
la cultura di chi deve presentare la propria idea con un business plan, con un
piano di marketing, con un piano di sviluppo e produzione. C’è troppo la ri… Visualizza altrocerca della “svolta” e di “qualcuno che te
le faccia fare”. Se si fanno le cose decenti, gli ascoltatori si trovano.
(magari non in italia.. ma in italia non c’è nemmeno il venture capital…)
Mi trova perfettamente d’accordo.
limitando il mio contributo alla pubblicità, leggete questo link:http://adage.com/agencynews/article?article_id=135438
Advertising Age è la bibbia della pubblicità mondiale
alcuni del mio settore saranno a Bilbao questo venerdì per essere
premiati!http://www.startup2.eu/
Luca, perché quando parli di innovazione, come esempi citi
“Distruzione creatrice”, “Progresso tecnico” e
“Rottura radicale”? O la continuità del progresso, quindi, o la
discontinuità, il salto in qualche modo violento e brusco. L’innovazione non
può essere semplicemente intepretata come “differenza” (ovviamente
qualificata, non superficiale)?
La … Visualizza
altrocultura dell’innovazione non è
“semplicemente” – ma mai semplicità fu così complessa – la cultura
della differenza (anche nel senso filosofico del termine)?
posso segnalarti questa iniziativa di FORUM PA, alla sua
seconda edizione?
http://www.innovatori.forumpa.it/
@patrizia. I percorsi di sviluppo dei progetti hanno strade
che spesso sono obbligate dalle dimensioni. Una macchina per studiare delle
particelle chiamate mesoni costa qualche milione di euro. Ma poi si fa. E si
porta dietro una enorme innovazione dei dispositivi più vari, da quelli
elettronici a quelli ottici, dal software per il trattamento dati alla molatura
di lenti e cristalli. I protaginisti di questi prcessi io li chiamo
innovatori…
@romeo certo che si per fortuna! In ambito scientifico e in
altri settori …ma credo che la domanda di luca vada cercando altre risposte.a
presto @lucia mi è piaciuta la tua risposta, sarebbe davvero interessante
vedere come diverse professionalità riescano a wikicooperare e partecipare 😉
innovativo potrebbe essere l’incontro: la nuova società del sapere.a presto
@Salvatore Puoi fare anche il business plan più robusto che
vuoi, ma senza banche d’affari che ti trovano i finanziatori è tempo perso. Da
noi questo meccanismo manca, mentre invece esiste negli USA.
@Elvira Ci vediamo al Forum PA… dove terrò una lecture sui
mondi virtuali, allora.
Recentemente in un convegno a cui ero invitato come
relatore, si è parlato di innovazione. A chi mi ha chiesto quando si verifica
un’innovazione in una società, ho risposto che sono necessarie si realizzino
tre condizioni:
1. qualcuno deve avre un’idea (davvero) innovativa, ovvero non semplicemente
evolutiva
2. l’idea deve essere fattibile sia sul piano realizzativo che su quello
economico
3. la società deve essere disposta ad accettare il cambiamento culturale che
inevitabilmente comporta un’idea davvero innovativa…
Visualizza altro
Ad esempio, le ali di Leonardo avrebbero potuto
forse funzionare con i materiali leggeri giusti, come l’alluminio e il kevlar.
Analogamente, molte idee sono rimaste nel cassetto perché, seppure
realizzabili, imponevano un cambiamento concettuale non realizzabile al loro
tempo.
@Lucia Tre anni fa sviluppai un’idea detta città accessibile
che partiva da un concetto che molti hanno osteggiato, e cioè che in qualche
modo «siamo tutti disabili… Visualizza altro». Da
lì avevo sviluppato una visione di una città che si comportasse come un enorme
computer vivente, ovvero con il quale si potesse interagire come un avatar fa
con un mondo virtuale. Da qualche mese stiamo lavorando a una prima
architettura per realizzarla ma non abbiamo trovato ancora il comune disposto a
fare da pilota. Forse potremo riuscirci a Vicenza, ma ne dobbiamo parlare a
Settembre. Come vedi ci si prova a fare innovazione ma devi mettere intorno a
un tavolo troppe teste perché si decida qualcosa. Ci vuole tempo…
@Dario: sicuramente 🙂
Aless_Zaccuri@lucadebiase innovazioni strettamente
tecnologiche? o di qualsiasi altro tipo?
update da facebook
Simona Vogliano
loro
sono innovatori, italiani e stanno facendo cose pazzesche all’estero
mentre in italia le amministarzioni decidono se è il caso di puntare su
un’idea vincente e lasciano bruciare boschi, franare montagne, crollare
dighe, esondare fiumi…
http://www.ireport.com/docs/DOC-247276
Luca De Biase cerca innvatori sul suo blog
Segnaliamo un interessante dibattito che si sta svolgendo qui
Questo blog è abitato da persone di eccellente qualità, di diverse opinioni e letture, di esperienze ricche e di generosa tensione partecipativa. Per questo spero in un supporto significat…