Mentre l’internet si alimenta nella mobilità e il computing nella nuvola, le piattaforme come Apple, Amazon, Google, Facebook, Microsoft diventano le utility dell’ambiente mediatico emergente. Infrastrutture per mondi che esse stesse creano e governano algoritmicamente. Nei quali mondi vorrebbero trattenere e intrattenere le persone, a miliardi. Non per niente vogliono colorarle con le emozioni che la musica, i giochi, il cinema possono offrire agli abitanti. Per questo anche Amazon, forse, entra nello streaming musicale: questo si diceva oggi sul Sole.
Nell’ecologia dei media, la simbologia, il mito, il colore, la musica sono a loro volta parte integrante della costruzione dell’ambiente. Una rilettura del libro di Paolo Granata, in proposito, aiuta a definire questa dimensione simbolica e strutturale della mediasfera.
Per la musica è la strada per fatturare un po’ e recuperare un modello di business nell’infosfera. Hanno perso la tecnologia, gli editori, e sono entrati in un nuovo ambiente. L’anno scorso le loro entrate sono tornate a crescere dopo vent’anni di perdite quasi ininterrotte. Fondamentalmente grazie allo streaming. Per tutti gli editori la musica è il laboratorio dove tutto succede prima. Per tutti gli editori potrebbe esserci qualcosa da imparare.
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