Come ProPublica ha analizzato l’algoritmo distorto a sfavore dei neri… ProPublica
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09/07/2018 22:21
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Come ProPublica ha analizzato l’algoritmo distorto a sfavore dei neri… ProPublica
Occorre un’apologia della storia. La società contemporanea ha bisogno di consapevolezza storica, dal punto di vista intellettuale, come la vita ha bisogno di aria e nutrimento. Difendere la storia sta diventando una battaglia importante, che può contribuire superamento della scioccamente triste, disorientata, talvolta incomprensibilmente drammatica fase attuale della vicenda umana. L’abolizione della storia, nella cultura attuale, è probabilmente uno dei più gravi attentati alla speranza, alla logica, alla progettualità. È un grande gesto di potere, esercitato dalle entità che governano il...
L’Ocse pubblica la sua ricerca sulle migrazioni. Il lavoro è immenso e va consultato con attenzione. Soprattutto per chi voglia avere un’opinione non pregiudiziale del fenomeno e delle politiche che ne conseguono. Di certo il fenomeno va gestito perché, come si evince dall’editoriale di Stefano Scarpetta, è un’opportunità ma può generare reazioni irrazionali tali da inficiare il vantaggio che può comportare: i problemi generati dalle percezioni diffuse nell’opinione pubblica, anche quando siano prive di riscontri empirici, non possono essere negati o ignorati...
Le presentazioni di un libro conducono a sentire racconti interessantissimi per proseguire la ricerca. In realtà, anche i libri nel frattempo si aggiungono e continuano ad alimentare la conoscenza di uno dei temi più appassionanti di questo periodo: Il lavoro del futuro. Segnalo alcuni nuovi libri che ho incrociato discutendo con gli autori intorno al tema del lavoro del futuro: Domenico De Masi, Il lavoro nel XXI secolo, Einaudi 2018 «Così lavoro e parto, che la lingua francese unifica nella parola travail, sono appaiati per sempre nel concetto di dolore». Massimo Gaggi, Homo premium...
What’s trending in fake news? IU tools show which stories go viral, and if ‘bots’ are to blame
By Filippo Menczer
Si impara girando con il libro sul lavoro del futuro nello zaino. Oggi a State of the Net ha parlato Swg che aveva una ricerca dalla quale risulta tra l’altro che: “Il tema dell’innovazione digitale nell’ambito del lavoro sta spaccando a metà l’opinione pubblica: mentre il 42% (in particolare persone con elevato reddito ed elevato livello di educazione) ritiene che robot e algoritmi non rubino posti di lavoro, il 47% ritiene invece che questo avverrà. In particolare, rispetto al 2016, la percentuale di coloro che ritiene che i robot rimpiazzeranno i lavoratori in diverse mansioni...
Portando in giro il mio nuovo libro, quello che è emerso da un’inchiesta fatta per il Sole 24 Ore, il lavoro del futuro, sto imparando parecchie cose. 1. Il valore delle aziende che stanno aggregando grandi moli di dati non è soltanto nei dati, ma soprattutto nel vantaggio che stanno accumulando con l’allenamento dei loro algoritmi. Renzo Avesani, Unipol. 2. Il 5% dei lavori è pienamente automatizzabile. Francesco Daveri, Bocconi 3. Molte aziende italiane vengono vendute a fondi internazionali? E allora facciamone un business: moltiplichiamo le nuove imprese programmando di...
Uno studio dei metalmeccanici tedeschi dice che il passaggio all’auto elettrica rischia di far perdere al sistema tedesco dell’automobile 76mila posti di lavoro entro il 2030 (IGmetall). Mi pare di capire che si tratta soltanto dei lavoratori che si occupano dei cambi (che non servono nell’auto elettrica). Anche per l’Italia ci si può aspettare un impatto. Sarà bene cercare di anticipare il cambiamento e non aspettare la crisi.
Sarebbe magnifico discutere di come si potrebbe sviluppare una visione in grado di costituire un contesto più concreto e orientato al futuro per le scelte politiche (dei cittadini e dei politici). Dino Pedreschi offre uno spunto con un testo che ha inviato a questo blog. Dino è un grande data scientist: è consapevole della profondità del cambiamento che sta attraversando l’organizzazione sociale ed economica sulla scorta delle enormi trasformazioni alimentate dai Big Data, dall’intelligenza artificiale, dalla robotica (queste le sue pubblicazioni scientifiche). Opportunità epocali...
JEDI è un’associazione di scienziati che chiedono un impegno europeo più forte nella ricerca – in particolare sull’intelligenza artificiale – per dare al Vecchio Continente la forza di contrastare la leadership di americani e cinesi (Bloomberg, Guardian). Si chiama JEDI come acronimo di Joint European Disruption Initiative. Evidentemente vuole mantenere l’indipendenza europea, ma ha trovato un nome che viene dalla recente mitologia americana di Star Wars…
Intanto:
FDA chief moves to promote artificial intelligence in health care
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