Un articolo Elizabeth Kolbert sul Newyorker mostra i lati paradossali e importanti della ricerca sulla felicità che si va conducendo da anni. Le osservazioni sono spesso da digerire con calma. Ma l’arrivo di un nuovo rapportino dal Data Team di Facebook impone una riflessione urgente: la felicità connesa a un evento atteso è di solito maggiore della felicità percepita quando quell’evento effettivamente arriva a compiersi.
Quello che immaginiamo può essere più soddisfacente di quello che viviamo. Il futuro può essere visto come una fonte di felicità maggiore dell’esperienza presente. La prospettiva in questo senso diventa alimento dell’azione, alla ricerca della felicità.
La nostra consapevolezza sul modo in cui costruiamo la prospettiva è di fatto il binario che guida la vera soddisfazione che possiamo ottenere. La conoscenza del passato e la riflessione sulle conseguenze future di ciò che facciamo ora ne è la materia prima. Non per niente, la saggezza dice che la strada è più importante della meta e la capacità di vivere il presente è più importante dell’attesa dell’arrivo di ciò che pensiamo possa essere fonte di soddisfazione. Non per niente il flow – il percorso dell’espressione delle nostre capacità – è più connesso alla felicità dell’insieme dei risultati ottenuti. Specialmente, vivere intensamente l’azione consapevole è qualcosa di più vicino alla felicità di qualunque banale, faticoso, depressivo confronto con quanto ottenuto dagli altri.
Concordo, e anche Kavafis
Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna a quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
e anche Il sabato del villaggio. 😉
🙂
appunto…
è ben noto che la felicità è cercare e non trovare, è legata all’aspettativa e alla pregustazione della cosa che si troverà.
Lo dicevano anche gli indiani diciamo un po’ prima di Facebook, circa 3500 anni fa. E c’è anche scritto nel *Kamasutra*, quando l’amante aspetta l’amato gode nell’immaginarlo, prima ancora di vederlo.
…chissà come si deve sentire uno che monta su un barcone in Libia, spera fra i marosi di trovare Itaca e poi arriva al Cie di Lampedusa…
non credo che la lettura del sabato del villaggio lo aiuterebbe molto.