In Europa si discute se vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici (EU considers temporary ban on facial recognition in public spaces). Non è chiaro se questo implichi soltanto il divieto di utilizzare i software che prendono le immagini del presente di persone da identificare e le confrontano con archivi di immagini del passato di persone identificate. Oppure se questo implichi anche il divieto di prendere le immagini delle persone nei luoghi pubblici. Il secondo divieto è relativamente più facile da applicare concretamente del primo.
Chiaramente l’Europa si preoccupa della libertà delle persone, messa a dura prova dal controllo automatico e capillare che le nuove tecnologie consentono e le nuove paranoie sostengono. Nel resto del mondo non si curano di queste cose. A parte la California sono rari i paesi attenti ai diritti umani, a questo punto. L’Europa ha un ruolo epocale da giocare.
Anche perché la tecnologia fa passi da gigante. Come sempre. Il software israeliano Pegasus di NSO è ritenuto capace di prendere il controllo dei telefoni e di usare telecamere e microfoni per spiare ciò che avviene intorno a essi. La Clearview AI ha una soluzione che sembra in grado consentire a chi la usi di uploadare una foto e identificare in brevissimo tempo la persona che vi è raffigurata. E le tentazioni di usare il riconoscimento facciale si sentono anche in Europa: Big Brother in Berlin.
Per governare l’accelerazione della tecnologia, le regole devono essere proattive e le società le devono capire. Altrimenti, la retorica delle aziende che chiedono di poter lavorare senza intralci rischia di prevalere. Fino a quando i danni non diventano troppo gravi per poter essere sopportati.
Ps. La vista è ovviamente una delle vie fondamentali dello sviluppo umano nell’epoca degli schermi. (Vedi: Gli occhi dell’umanità). Ci vogliono analisi profonde per studiare l’interfaccia principale che attualmente collega la dimensione corporea e quella digitale. Intanto si sviluppa una sorta di fenomenologia dello schermo: Human screenome project registra lo schermo dei volontari che partecipano ogni 5 secondi e analizza i loro comportamenti. Anche la scienza attenta alla privacy, secondo i critici.
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