Nella guerra economica che si sta svolgendo a valle della crisi del 2008, le economie europee sono alle prese con il dilemma fondamentale: cooperare separarsi per salvare il salvabile.
La questione principale, al momento, è il rallentamento della crescita cinese e il peggioramento delle economie basate sul petrolio: generano meno esportazioni o meno prospettive di esportazione, quindi meno crescita dappertutto. In Europa, l’Italia ha segnato una crescita dello 0,7, meno delle aspettative, proprio perché soprattutto nell’ultima parte dell’anno si è avvertito questo rallentamento della crescita globale. La Germania continua a crescere senza aumentare o ridurre in modo significativo il ritmo, ma soprattutto grazie alla spesa pubblica. Nell’insieme l’Europa avverte che lo spazio economico non cresce abbastanza, la deflazione è in agguato, alcuni paesi tentano di sfilarsi. In uno spazio che si stringe, gli abitanti possono cooperare o tentare di fare i propri interessi. Il problema si sta scaricando essenzialmente sulle banche.
Come spiega meravigliosamente Carlo Bastasin oggi sul Sole le banche dovrebbero guadagnare prestando a lungo termine, ma se i tassi a lunga sono bassi vanno in crisi. Con il fardello delle sofferenze accumulate dopo il 2008 e senza crescita le banche non hanno spazio di manovra. A questo punto occorre decidere qualcosa: l’Italia vuole che l’Europa garantisca i depositi in banca e la Germania vuole che prima si introduca una regola per la quale gli investimenti delle banche in titoli di stato siano considerati rischiosi. È un braccio di ferro spiegato in breve anche sul Corriere.
Le decisioni sono complicate dalla emotività delle opinioni pubbliche. Le tensioni politiche populiste sono reazioni pavoviane: chiusi in una gabbia che si restringe, gli animali si azzannano tra loro. La loro via di salvezza sarebbe quella di collaborare per trovare una via d’uscita o almeno dividere meglio lo spazio. Ma non pensano: reagiscono. E si azzannano.
I governi europei non dovrebbero essere animali che reagiscono in modo pavoviano. La Bce li invita a collaborare. Gli elettorati, animati dai populisti con la scusa della crisi dei rifugiati, chiedono loro invece di fare soltanto gli interessi locali. Il dilemma è collaborare o lanciare un terribile “si salvi chi può”.
Ma l’interesse di tutti è chiaro: insieme ci si salva meglio che da soli. E quindi occorre un respiro e un pensiero razionale. Inutile che ci provino, i due paesi che stanno decidendo questo dilemma sono politicamente deboli, nonostante che le loro economie industriali siano tra le più forti d’Europa. La Germania non può permettersi politicamente di apparire un paese che approfitta della situazione per conquistare il potere sugli altri paesi: farebbe troppa paura. L’Italia non può permettersi politicamente di fare la voce grossa: farebbe troppo ridere. La soluzione per entrambi i paesi è prendere di petto la situazione com’è, lasciar perdere le ideologie meccaniciste o banalizzanti, decidere sulla questione centrale: fare ripartire la crescita ora e accordarsi sulla sistemazione dei conti pubblici dopo. Il viceversa non può funzionare. Sono convinto che decideranno la cosa giusta. Ma i forti vorranno qualcosa di politicamente spendibile dai deboli. E questi glielo daranno. Imho.
[…] Si dice che mettere la parola Europa in un titolo condanni l’articolo al disinteresse generale. Ma l’Europa è il nostro paese, in un certo senso. E riflettere sulle sue qualità ci fa bene, per non lasciare le decisioni ai riflessi pavoviani (vedi qui). […]