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Appunti sui due modelli di politica dell’innovazione nell’apprendimento digitale. Per oggi a Padova

Oggi al Festival dell’Apprendimento di Padova si discute anche di supporti digitali. Ovviamente. La materia è enorme e superaffascinate: la dimensione dei social network e l’apprendimento, il rapporto tra gli insegnanti che sanno poco il digitale e gli studenti che lo vivono quasi inconsapevolmente come parte dell’ambiente, gli editori che cercano il loro nuovo ruolo, il gioco e lo studio, i nuovi format per le esperienze in classe, a casa e fuori… Una materia vastissima. Che negli ultimi tempi è diventata anche una materia politica, con le decisioni successive del ministro Francesco Profumo e Maria Chiara Carrozza. Nòva ne ha dato conto domenica scorsa grazie a un articolo di Paolo Ferri.

Rissumendo indegnamente, ecco due appunti:

L’idea di Profumo è stata quella di forzare l’innovazione dei testi scolastici dando scadenze ravvicinate agli editori e ai professori a partire da una direttiva governativa. I testi dovevano essere in parte cartacei ma in parte anche digitali con prezzi adatti a consentire alle famiglie di dotare gli studenti di tablet senza aggravi sul budget familiare. La decisione era coerente con la necessità di accelerare anche da questo punto di vista l’agenda digitale italiana. Questo approccio non è piaciuto agli editori.

L’idea di Carrozza è quella di liberalizzare l’iniziativa delle scuole e dei professori sottolineando la possibilità che hanno di non adottare libri ma di creare supporti didattici usando gli stumenti digitali. L’esperienza di molte scuole innovative – che Carrozza sta visitando una dopo l’altra – dimostra che nuove strategie didattiche che coinvolgano gli studenti nella preparazione dei supporti didattici possono avere successo. Molti osservatori hanno criticato la frenata sulla modernizzazione dei testi, pochi hanno notato che l’approccio era orientatato a stimolare l’innovazione in altro modo.

Ovviamente, l’innovazione che nasce da chi vive la scuola dal di dentro è più intensa e profonda, ma anche probabilmente più polarizzata sui nodi avanzati. L’apporccio direttivo è più generalista, con i pregi e i difetti di questo carattere. Entrambi gli approcci hanno avuto il merito di focalizzare l’attenzione sulla necessità urgente di innovare la scuola.

Un fatto è certo. Gli editori sono chiamati a cambiare passo per trovare il loro ruolo. Che chiaramente è quello di garanzia della qualità. Ma non è un ruolo che si può dare per scontato: gli editori se lo devono conquistare, riproponendo la loro esperienza e qualità nel nuovo contesto. Perché l’unica certezza è che l’ambiente digitalizzato nel quale vivono i ragazzi è un’opportunità enorme per accelerare la modernizzazione del sistema educativo.

L’appuntamento è alle 5:00 questo pomeriggio, al Palazzo del Bo, Ippolito Nievo.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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