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Perché “cambiare pagina”

Cambiare pagina. I media in Italia stanno giocando un ruolo di freno allo sviluppo o sono un motore di innovazione? E chi può fare qualcosa al riguardo. Da che parte si comincia?

Sono le domande che mi hanno condotto, mentre scrivevo il libro “Cambiare pagina”, dopo tre anni di lavoro e a un anno dalla riflessione svolta per il Festival del Giornalismo di Perugia del 2010. Non so quanti se ne interesseranno. Ma so che era urgente affrontare quelle domande.

La difficoltà di questo libro consisteva nel fatto che non credo esista una ricetta per l’azione di chi opera nell’informazione. Ce ne sono tante. Tutte da sperimentare. Salvo l’immobilismo lamentoso. Per cui non poteva venire fuori un libro-slogan.

Quello che mi interessa è il movimento dell’insieme. E la metafora che mi pare più adeguata a raccontare quello che succede è l'”ecosistema dell’informazione”.

Questa impostazione, poco maneggevole, però, è fruttuosa perché da essa emerge che ciascuno può fare la sua parte. E’ chiamato a farla. Giornalisti e cittadini, editori e pubblicitari, informatici e designer… Ciascuno con il suo punto di vista, ciascuno facendo quello che fa o che può fare, ciascuno compie azioni e genera messaggi che hanno conseguenze.

Il movimento dell’insieme si vede a partire dalle coordinate fondamentali, lo spazio e il tempo. Siamo immersi in un oceano di messaggi, incarnati nell’ambiente in cui viviamo, fatto di cose e di case; siamo immersi nelle nostre storie, costruite o vissute.

E poi il movimento dell’insieme si vede dalle azioni più o meno consapevoli dei protagonisti: il pubblico attivo, gli editori, gli autori, i costruttori di infrastrutture, i disegnatori di soluzioni tecnologiche e narrative.

L’ecosistema appare inquinato e impoverito dalle azioni dei parassiti e dei conquistatori violenti di attenzione. Ma può essere risanato dagli innovatori, dai costruttori di cittadinanza, dai sinceri portatori di un metodo trasparente nella ricerca di informazioni.

E dunque si assiste a una sorta di lotta per la sopravvivenza o per la prevalenza nell’ecosistema, la cui sostenibilità è possibile solo superando l’inquinamento e lo spreco di attenzione. E’ possibile pensando in chiave progettuale, da designer; puntando sui valori dell’identità, delle relazioni tra le persone, della qualità dell’ambiente culturale e sociale in cui viviamo. E diventa necessaria, quasi ineludibile, considerando le conseguenze prospettiche di quanto viene fatto da ciascuno e soprattutto da chi vuole impegnarsi per salvaguardare la qualità informativa in base alla quale si organizza la società.

cambiarePP.jpgNel frattempo ci vuole un aggiornamento. Luca Conti aveva segnalato la bizzarra vicenda del prezzo del libro. Scontato, costava di più in versione ebook che cartacea. Beh, in questo momento, sul sito Rizzoli, la vicenda è temporaneamente risolta: hanno tolto gli sconti e quindi ora vale il prezzo di copertina. Quello della carta è ritornato superiore a quello dell’ebook. Non ci sono soluzioni stabili in questo mercato, evidentemente: è un continuo susseguirsi di esperimenti ed eventi; e chissà che i dubbi emersi in rete non abbiano generato la decisione della Rizzoli di cambiare politica.

La storia era stata segnalata da Pollicinor e Angelo Ricci. E commentata in profondità da Pandemia e Duplikey. Grazie ai commentatori del post precedente.

Altri aggiornamenti. Sempre sul prezzo e la disponibilità online di “Cambiare pagina” mi segnalano che, in questo momento:

Cambiare pagina non è disponibile su Amazon.it, ma si trova su Amazon.co.uk a 11,92 sterline…

Costa in versione cartacea 8,80 euro su Ibs… 11 su Rizzoli… 11 su libreriauniversitaria

Ovunque per quanto se ne sa è a 8,99 in formato ebook.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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