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Domande: Fondazione Ahref

Chi ha visto cose nuove eccellenti nel mondo dei social media? Ha voglia di segnalarle? E che cosa sta succedendo ai blog? Stiamo attraversando una fase di stanca? O è solo l’approssimarsi dell’estate? E la concorrenza del mondiale?

Già: mentre si aspetta vengono in mente un sacco di domande.

Si aspetta che cosa? Intorno alla metà di aprile è stata creata davanti a un notaio la Fondazione Ahref, per contribuire alla crescita dei media sociali in Europa, a partire dall’Italia. Da quel momento, la burocrazia necessaria a far nascere una nuova persona giuridica ha preso in mano la situazione. Speriamo che la lenta procedura delle carte bollate e dei timbri ufficiali trovi presto il suo giusto coronamento. 

Ma l’indomabile ottimismo che contraddistingue i fondatori non li lascia in tranquilla attesa. 
Il tempo trascorso da allora è stato impiegato nel test delle idee che andiamo sviluppando con gli interlocutori che hanno la pazienza di ascoltare le nostre ipotesi di lavoro. E nella ricerca di persone disposte a dare una mano. 
Approfittando delle ultime settimane di inattività burocraticamente indotta, possiamo raccogliere le idee e chiedere il contributo di esperienze e visioni di chi voglia offrirle anche su questo blog. Domande che è necessario porsi, mentre si passa il tempo:
1. come si riconosce la qualità dell’informazione?
2. è vero che i blog sembrano attraversare una fase di stanca e linkano meno tra loro?
3. i social media possono influire non solo episodicamente sull’agenda generale di un paese?
Lo scopo di queste domande è raccogliere il più possibile di idee per configurare i servizi della Fondazione nel mondo più ragionevole e attento possibile… Sarà sempre così: una Fondazione a caccia di suggerimenti. Ma questo, prima che le prime scelte siano fatte, è un buon momento per contribuire.
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Per comodità di chi volesse contribuire, ecco il post di aprile e i commenti relativi:
Nell’ecosistema dell’informazione c’è ormai uno spazio evidente per le iniziative che siano sostenute dalla comunità, con motivazioni legate alla responsabilità sociale e culturale dei cittadini e, dunque, organizzate in una forma non profit. 

A Trento è appena nata la Fondazione Ahref. E’ pensata per studiare, diffondere e progettare iniziative di qualità nei media sociali al servizio dei cittadini che la sostengono. 
Il nome viene dal comando html per creare un link. E il suo compito è proprio quello di sviluppare collegamenti. Per contribuire allo sviluppo di un ecosistema sano dell’informazione. 
La Fondazione comincia in questi giorni. Tutti i particolari sono ancora in via di definizione. Solo il suo scopo è chiaro. E’ un buon momento per mandare alla Fondazione qualche consiglio…

7 Comments

si, am come? hanno un sito?

“La comunicazione globale, l’iper-informazione, minacciano tutte le difese umane. Lo spazio simbolico, lo spazio mentale del “giudizio”, non è più protetto da niente”. Jean Baudrillard

è appena cominciata e certamente il sito verrà fuori tra un po’ di tempo… ora c’è solo l’annuncio… http://www.ahref.eu/ (update: con i tempi dettati dalla burocrazia, ora c’è la descrizione delle finalità della fondazione contenuta nello statuto)

Bell’idea 🙂

ricordo che segnalai a suo tempo, sempre della fondazione kessler, il bando per giovani laureati “Progetto Esplorativo SoNet” http://is.gd/bGGwN

Credo che il contributo della fondazione <ahref in questo settore possa rivelarsi fondamentale.

L’informazione prodotta da aggregazioni spontanee di cittadini può davvero rappresentare il fulcro per un effettivo cambiamento.

“Il cambiamento non arriverà se aspettiamo altre persone o altri tempi…; SIAMO NOI QUELLI CHE STAVAMO ASPETTANDO”. [Barack Obama]

Nel nostro piccolo ci stiamo provando in provincia…

Vedi MIRANO Community Network @: http://40xmirano.ning.com

Auguri alla Fondazione ai blocchi di partenza!

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  • Ciao Luca. Come si riconosce la qualità dell’informazione? Come si riconosce la qualità di un vino? Il modo per riconoscerla è essere stati educati a conoscerla. Si parva licet, l’informazione può essere adulterata come il vino.

  • intervista a Joaquín Navarro-Valls
    Che significato ha per Lei, oggi, la parola “Giornalismo”?
    “Giornalismo è un raccontare agli altri un’esperienza personale che io considero vera. Se questa esperienza, del giornalista con la realtà che racconta, non esiste allora non c’è possibilità di giornalismo: si sta facendo favola, si sta facendo un altro genere letterario. Se quello che racconto, io non lo considero vero, allora non faccio giornalismo, sto facendo propaganda. Sono due cose completamente diverse. Però il giornalista deve su quell’argomento non entrare nel campo della autoreferenzialità: >. Deve cercare un contatto con quella realtà, personale, se si può, altrimenti attraverso lo studio. Una volta che lui è convinto di conoscere quella realtà, la può trasmettere.
    Il tema della verità oggettiva oggi manca. Viviamo in un’epoca di grande razionalismo e allo stesso modo di una grande sfiducia nella capacità dell’essere umano di conoscere le cose come vere: tutto è opinione, discussione tra opinioni. >. Questa è la grande domanda.”
    Con l’avvento di Internet e del libero scambio di informazione, pensa che la figura del giornalista sia destinata a scomparire?
    A me personalmente piace molto questa apertura creata da Internet. Parliamo del mondo dei blog. Per esempio, l’altro giorno, due settimane fa, parlando con il presidente del board di Google, mi diceva: “Guardi che ogni giorno abbiamo contabilizzato…oggi, ogni giorno, nascono 100.000 nuovi blog nel mondo. Ogni giorno. Ogni 24 ore. Questo di per sé mi sembra positivo: è rompere l’autoreferenzialità del sistema mediatico costituito. Questo non vuol dire che la vita dei giornali è in pericolo. No, è un’apertura in più. Voglio dire: io posso trasmettere delle verità straordinarie attraverso un sms, attraverso un giornale, attraverso un blog, attraverso delle immagini televisive. Ognuno di questi mezzi ha una semantica propria. Per trasmettere io felicemente quel messaggio, devo conoscere non soltanto quello che voglio dire, ma anche la semantica propria di quel mezzo e adattarmi a quel mezzo.
    tratto da: avoicomunicare.it/blogpost/videointervista-joaqu%C3%ADn-navarro-valls

  • MI pare che internet stia benissimo, e anche la blogosfera se la cava bene. I blog, imho, stanno trovando una loro collocazione in un ecosistema che si allarga giorno per giorno, con nuovi abitanti e nuovi servizi. Fb non è che una componente di questo mondo, anche se ha “deportato” una fetta ampia di italiani nelle conversazioni (il che è molto positivo).
    Io trovo il momento entusiasmante, sorprendente, educativo, confusionario come tutte le grandi epoche caratterizzate da un alto tasso di innovazione. E’ bellissimo, si imparano cose nuove tutti i giorni; l’unica condizione è la voglia di esplorare, capire. Non saprei immaginare un mondo senza blogosfera, sia professionalmente che dal punto di vista umano.
    Certo, come tutti gli ecosistemi ospita anche mostri. Per questo una istituzione come Ahref ha un ruolo importante. Facci sapere come partecipare

  • Mi hanno girato questo link dopo pranzo perchè era il tema del pranzo 🙂
    AH!
    Intanto rispondo perchè a una domanda posta alla Rete si risponde sempre, anche se la qualità delle riflessioni è quella che è. La qualità è selettiva. Ma procedo:
    1. dalla distanza dalle corporazioni. Tutte.
    2. sì ma pazienza.
    3. purtroppo no, visti i problemi oggettivi di rappresentanza.
    E poi domando, perchè sono curiosa e ho anche la tastiera sotto le dita… una fondazione (l’ennesima!) per “contribuire alla crescita dei media sociali”? Ho capito bene?
    Serve?
    Ma che accade? Pare che nel vuoto di riferimenti politici le fondazioni stiano prendendo il posto dei piccoli feudatari locali.
    Aiutatemi a capire perchè sennò mi parte il pregiudizio e inizio a pensare che le fondazioni altro non siano che un nuovo baraccone con qualche vantaggio fiscale. No? Vabbè, qualcuno mi spieghi.
    E comunque in bocca al lupo!

  • Caro Luca,
    a mio avviso è l’interrogativo che poni per terzo è quello veramente fondamentale: i social media possono influire non solo episodicamente sull’agenda generale di un paese?
    Certo che sì ma ad una condizione…
    Se anche un sociologo come Roberto Mangabeira Unger arriva a scrivere che un giorno non troppo lontano potrebbero essere le aggregazioni spontanee di cittadini a sostituirsi alla rappresentatività dei partiti tradizionali risulta evidente la crescente positiva influenza dei social media.
    E quando queste aggregazioni mettono al centro della loro operatività l’informazione locale in quel momento costruiscono il vero fulcro per un effettivo cambiamento.
    Ma non ci arriveremo domani; è infatti enorme la l'”ignoranza digitale” anche tra quanti utilizzano un pc o scorrono le pagine di Facebook…
    Pare quasi un contronsenso ma è solo partendo dall’alfabetizzazione digitale dei cittadini che questo processo potrà prendere il via…
    Solo allora gli stessi diventeranno protagonisti e reali fruitori di questa bella rivoluzione.
    Sarebbe bello partire proprio da questa considerazione così semplice. La vera innovazione non è mai troppo complicata.
    Cordialmente,
    -.-
    Mauro Magnani
    MIRANO Community Network
    Community Manager

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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