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Economia Felicità media

Dati sulla FELICITA’ da Facebook

I dati sulla “felicità” degli utenti di Facebook potrebbero essere la più grande raccolta di esperienze in materia della storia. Per adesso sono registrati con un metodo piuttosto arcaico: si estraggono le parole associate a qualcosa di positivo e quelle che segnalano qualcosa di negativo, poi si contano. Risultato: per lo più l’ovvio, che di per sé è interessante ma non sorprende.

Balza all’occhio la persistenza di single, in un “campione” di 400 milioni di persone: 30% delle donne e 40% degli uomini si dichiarano single. 
E intriga il miglioramento della “felicità” man mano che l’età cresce. Il che sembra indicare che, almeno su Facebook, prevale l’ipotesi che la vita sia un percorso verso la saggezza, piuttosto che una progressiva perdita di spensieratezza e spontaneità. (O forse è un percorso verso il controllo delle emozioni che si condividono su Facebook e una perdita di spontaneità).

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  • Una commistione di elementi? Un progressivo abbassamento delle aspettative, un rallentamento delle attività ormonali adolescenziali, una tendenziale ricerca della stabilità, meno sogni e più disillusioni.
    In ogni caso fa pensare quanto possa restituire l’analisi dei dati su 400 milioni di persone che parlano di sé spontaneamente…

  • Quello che io noto nel circolo di adulti che mi circondano nella vita di materia come quella virtuale è la differenza nell’uso di internet e dei social network, inclusi i blog. Oltre a scrivere in genere molto poco (non passano le ore attaccati a un client come noi), mi pare che il percorso logico di un adulto nella pubblicazione di qualcosa online sia il seguente: mi accade una bella cosa/una cosa importante, sono molto contento/fiero, finalmente ho qualcosa da pubblicare sul mio social network, lo pubblica sul social network. I giovani invece seguono questo processo, per me (mi baso veramente sulle mie percezioni e supposizioni), tra l’altro molto più breve: accade questo, mi smuove un qualsiasi sentimento positivo/neutro/negativo, lo pubblico.
    E interessante è anche come poi gli adulti commentano tra loro le cose. Noto che quando uno pubblica qualcosa di personale come un accaduto, i commenti chiedono chiarimenti, spiegazioni, sono commenti di circostanza e caratterizzati da stupore. Tra i giovani invece mi pare che ci sia più fluidità nel passaggio da reale a virtuale. Quando uno pubblica qualcosa, in genere gli amici che commentano sono già informati dei pregressi e danno un commento spontaneo, forse meno costruttivo in termini di senso, ma più costruttivo in termini di chiacchiera spontanea.
    Forse anche perché i giovani si confidano e si trovano fisicamente più spesso in luoghi come scuole, università, sport e altri hobby tra loro, mentre gli adulti hanno più relazioni professionali e familiari.
    Ovviamente questa mia posizione è da prendere con le pinze, perché non l’ho vagliata in maniera scientifica, ma forse qualcuno si ritrova in qualche misura in quello che dico e da la sua opinione a riguardo.

  • Sec, beh insomma, ci si puf2 astprtaee di tutto ormai. Fino all’altro giorno ho anche saputo che Fabrizio Corona ha scritto un gran bel giallo, anche se dubito che lo abbia realmente scritto lui, ma il concetto e8 sempre quello un suo libro in circolazione non si dovrebbe neanche vedere, cioe8 in teoria non si dovrebbe neanche pensare di trovarlo in libreria. Ma vabe8, in fin dei conti alla gente importa e li compra e di conseguenza questi {[(“Scrittori”)]} continueranno a sfornare questo genere di libri un po’ come dei biscotti. Sperando che prima o poi uno di questi esca bruciato Comunque Ron e8 l’abbreviazione del mio reale nome, mi chiamo Aaron.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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