Un libro di Alessandro Amato può servire a chi si occupa delle trivellazioni, anche in vista del referendum, e ha sentito parlare del fatto che queste possano essere associate ai terremoti: Sotto i nostri piedi.
Il libro spiega come in effetti non si possa davvero escludere che esistano possibili relazioni tra terremoti e attività umane. Anche le attività che riguardano l’estrazione di petrolio o gas. Ma racconta come il caso più studiato in Italia da questo punto di vista, quello del terremoto dell’Emilia Romagna, ha portato la Commissione di ricerca che se n’è occupata a conclusioni negative per quanto riguarda il fenomeno di fondo mentre non ha escluso né provato che ci possa essere stata una relazione tra attività estrattive e innesco del terremoto.
«La Commissione ritiene altamente improbabile che le attività di sfruttamento di idrocarburi a Mirandola e di fluidi geotermici a Casaglia possano aver prodotto una variazione di sforzo sufficiente a generare un evento sismico “indotto”. L’attuale stato delle conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a “innescare” l’attività sismica del 2012 in Emilia».
Le polemiche non mancarono in quel caso. Non si arrivò a sapere esattamente come erano andate le cose. Ma l’attenzione riservata alla questione portò a regole migliori per obbligare le imprese che estraggono a rispettare norme di sicurezza importanti a prevenire il pericolo che la loro attività contribuisca a provocare terremoti.
Il libro serve a decodificare una quantità di bufale che circolano sui terremoti. E a vedere criticamente anche uno degli argomenti di polemica che alimentano il dibattito, in modo distorto, sulla questione delle trivelle in vista del referendum. Questo non toglie che le altre conseguenze ambientali di quelle trivelle siano importanti. Ma aiuta a mettere in prospettiva l’uso delle informazioni scientifiche e pseudoscientifiche per manipolare l’emozione delle persone che devono votare.
Il referendum è davvero povero dal punto di vista tecnico. È un momento per discutere di politica dell’energia. Ma spinge anche a chiedere informazione meno raffazzonata sulle conoscenze scientifiche in materia.
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