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Formule editoriali – Mind games

Non sarebbe divertente se si potessero mettere i ragionamenti sul business editoriale in formule semplici? Questo post è solo un gioco logico.

Vediamo. Il vecchio modello editoriale (oP = old publishing) era fatto dalla tecnologia analogica (aTc) e dall’acquisto del copyright degli autori (CR).

oP = aTc * CR

Le caratteristiche della tecnologia analogica erano tali da difendere l’accesso al copyright. Lo spazio per pubblicare sulle tecnologie analogiche era limitato e dunque aveva valore. Il prezzo era dato dall’accesso al copyright che a sua volta era scarso perché non c’era troppo spazio per pubblicarlo.

La situazione oggi è diversa.

Il nuovo modello editoriale (nP) è dato dalla tecnologia delle piattaforme digitali (dTc) e dal rapporto che c’è tra qualunque contenuto (C in creative commons e in copyright esclusivo) e la disponibilità di fruirne del pubblico (A). Questa a sua volta è scarsa (tempo aTi, attenzione aA, riconoscimento della rilevanza dei contenuti aR)

nP = dTc * [(C / A) * R]

C = CC + CR
A = aTi * aA * aR
R = reputazione

La risorsa scarsa è A. L’accesso è controllato dai proprietari delle piattaforme digitali non dai publisher. Il copyright non è difeso dalla tecnologia. Lo spazio per pubblicare è molto ampio.

Ne consegue che il valore del business editoriale era alto nel caso oP e basso nel caso nP.

Il nuovo publishing può crescere solo se impara a sfruttare bene la piattaforma e se riesce ad alimentare una forte reputazione…

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  • Sono d’accordo, anche sul metodo usato per giungere alla conclusione. Mi vado convincendo dell’azione dirompente del calcolo matematico applicato agli ambiti più impensati.

  • la R vale sia come rilevanza che come reputazione in quanto è la rilevanza che il pubblico riconosce e la reputazione che il publisher può cercare di conquistare…

  • questa formula potrebbe applicarsi a molti ambiti culturali e infrastrutturali investiti dalla rivoluzione digitale
    ovvero in tutti quegli ambiti dove l’innovazione tecnologica consente un ampliamento dell’accesso ad una determinata conoscenza/competenza
    Processo descritto bene da Baricco quando introduce il concetto dell’innovazione
    In realta la prima formula potrebbe presentarsi come un caso particolare della seconda che però andrebbe riscritta in maniera più generale
    P=Tc*C*R
    Tc=[De/(De+DL)]/I
    dove De è la disponibilità di tecnologia esclusiva per la singola azienda, DL è la disponibilità di tecnologia liberamente disponibile. D esprime sia l’infrastruttura hardware che la capacità/competenza necessaria per utilizzare quella determinata tecnologia. Se una tecnologia è esclusiva e DL è basso siamo in regime di monopolio. Se invece DL è molto altoil valore di Tc tende a zero.
    I è un coefficiente che esprime il tasso di innovazione all’interno di un determinato campo (è quindi un coefficiente che varia a seconda anche della congiuntura storica); appare abbastanza intuitivo che la velocità di innovaizone tende a rendere obsolete (o di pubblico dominio) tecnologie e competenze inizialmente esclusive. Un tasso di innovazione molto alto tende ad abbassare Tc.
    C=CR/(CR+CC)
    C esprime la disponibilità di contenuti/prodotti finali, non dipende tanto dalla somma dei contenuti disponibili, quanto dal rapporto tra i contenuti esclusivi e il totale dei contenuti disponibili (tende a 1 nel modello analogico e a 0 nel modello digitale). In senso più generico si potrebbe parlare di disponibilità di un prodotto. Se si detiene l’esclusiva per un dato prodotto si ottiene un valore di C massimo (=1)
    R=Rp*A
    dove Rp è la reputazione personale (o di una azienda) e A è espressa come indicato nel post (tempo*attenzione*rilevanza attribuite da un determinato pubblico/utente). Per valori alti di A è Rp può essere anche basso per ottenere lo stesso valore di R (quando un prodotto è molto richiesto, saltano fuori molti esperti dell’ultima ora)

    P alla fine non è che un valore indicativo delle potenzialità del business aggredibile in un determinato campo e periodo da parte di un singolo o di una azienda.
    In fondo non si tratta d’altro che di una banale legge Domanda/Offerta.

    Nell’editoria analogica DL e CC erano bassi ed era conveniente e relativamente facile investire su tecnologia e contenuti esclusivi al fine di mantenere livelli di P soddisfacenti.
    Oggi che sono aumentate esponenzialmente sia la tecnologia liberamente disponibile che i contenuti, per ottenere gli stessi valori di P le aziende devono lavorare sulla reputazione oppure investire ancora di più su contenuti esclusivi.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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