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Censis: la gabbia della disattenzione

“Sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali che di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro”. Censis, 2010.  Sembrano le conseguenze della trentennale dispersione di beni culturali, relazionali, ambientali; sembrano la dimostrazione della necessità di un’economia della felicità; sembrano gli effetti neppure troppo collaterali delle strategie della disattenzione. Insostenibilità di un ecosistema...

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Lunghe, buone (gratuite) letture / Design

Don Norman, Why design education must change. Ormai il design è soprattutto nell’annuncio dell’idea e nello storytelling che lo accompagna. Ma così si sente parlare di troppa roba con alte ambizioni e scarsa qualità. L’educazione dei designer deve cambiare. Laura Forlano, What is service design? L’economia è sempre più basata sui servizi e sui servizi si fanno i grandi valori aggiunti. Ma il design non è ancora riuscito a definire il suo ruolo in questo ambito. Katarina Wetter Edman, The concept of value in design practice. E’ probabilmente necessario riflettere...

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21 minuti

Dando un’occhiata al bel sito di 21 minuti, si incrocia la frase di Andeisha Farid: “sentire il mondo come la propria patria”. E si pensa a tutte le nuove patrie che il localismo esagerato sta generando dallo spezzettamento di vecchi imperi, di vecchi stati nazionali, di vecchie aggregazioni politiche artificiali. Ma che lascia spazio a nuovi rancori. Come se l’identità non potesse essere che differenza rispetto all’altro. L’identità è continuità dell’essere se stessi, dice lo psicanalista junghiano Luigi Zaja. Il cosmopolitismo è sentirsi a casa...

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Neuro scetticismo

Carlo Sini invita a non concentrare troppo l’attenzione intorno ai risultati delle neuroscienze. Lo psicologo Paolo Legrenzi è d’accordo, come ha scritto in Neuromania: il cervello non spiega chi siamo. E un altro filosofo, Peter Hacker, che come Sini e Legrenzi non nega certo il valore delle neuroscienze, invita a non prendere però alla lettera le implicazioni che alcuni neuroscienziati sembrano leggere nelle loro scoperte: «Non basta spiegare il fatto che una persona non veda dicendo che il suo cervello non vede. Non basta spiegare il fatto che una persona si comporti in un...

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Siamo le nostre narrazioni, per ora

John Bickle e Sean Keating scrivono un bel pezzo sulla relazione tra il funzionamento del cervello e l’orientamento fondamentale degli esseri umani a raccontare. Siamo le nostre narrazioni, si dice. Ma secondo il neuroscienziato Michael Cazzaniga lo siamo anche per le caratteristiche del modo in cui i neuroni della parte sinistra del cervello mettono in fila gli argomenti, formano ipotesi, interpretano le situazioni. In pratica, vediamo tutti i fatti in un ordine narrativo, con tanto di protagonista e antagonista, con una relazione precisa tra narratore, personaggi e pubblico. Persino...

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Foreign Affairs: scollamento tra democrazia e internet

Ian Bremmer, autore di The End of the Free Market, fa parte del gruppo dei pensatori post liberisti, pragmatici, attenti alla complessità. Scrive su Foreign Affairs della relazione tra democrazia e internet. Sostenendo che la rete serve a rafforzare sia le forze favorevoli alla crescita delle democrazie sia i poteri dell’autoritarismo. Il concetto è ormai quasi convenzionale, dopo lo spostamento di frame dovuto principalmente al famoso intervento di Evgeny Morozov sull’Iran. Evgeny aveva osservato come nel corso delle manifestazioni degli iraniani, internet aveva aiutato i...

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La qualità della vita non è decrescita economica

C’è un equivoco talvolta nel dibattito che riguarda il nuovo paradigma economico che emerge dalle discussioni su temi legati alla condizione post-industriale, all’economia della conoscenza, all’economia della felicità. L’equivoco deriva dalla pars destruens di quelle analisi.  Di solito la critica dell’economia tradizionale parte dalla discussione del Pil come indicatore di felicità, come indicatore del valore della conoscenza, come bussola per lo sviluppo post-industriale. Spesso si osserva come la crescita nel paradigma industriale, caratterizzato dalla...

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Felicità è concentrazione

Il Flow di Mihàly Csikszentmihàlyi. E ora il focus di Harvard. Vivere con concentrazione e intensità il momento in cui si vive ha più a che fare con la felicità che vivere trasognati immaginando di essere altrove. Guardian.

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Il nuovo nome della crescita è imparare

“Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Era un pensiero vero, importante. Persino epico, proposto da un papa che ancora viveva nell’epoca in cui si diceva la parola “ecumenismo”.
Oggi un pensiero laico può rilanciare alcuni riflessi di quell’epoca culturale che ha dato tanto al sistema di valori occidentali e che si è assopita sotto le materie della guerra culturale dei trent’anni appena passati.
Ci stiamo preparando alla fine di un periodo terribile. E’ tempo di ricostruire.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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