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Un contributo per la scuola di giornalismo di Toronto: Il metodo è il messaggio

Ieri ho fatto una conferenza alla scuola di giornalismo della Toronto Metropolitan University. Un’esperienza che mi ha riempito di orgoglio per la qualità delle persone che erano presenti. E persino per l’accoglienza che hanno riservato alle mie proposte.


For English speakers I add here the notes I took to prepare the speech. Notes will be revised for a better quality publication: Public talk at the Toronto Metropolitan University’s School of Journalism, March 15th 2023.


Gli editori dei giornali hanno i loro problemi, grandi. E di conseguenza li hanno i giornalisti che lavorano per quegli editori. Gli spazi per i modelli di business tradizionali si sono ridotti radicalmente nel contesto digitale. La fiducia nei giornali è dimezzata negli ultimi cinquant’anni, secondo Gallup, negli Stati Uniti. Ma per Edelman questo è un fenomeno che riguarda decine di grandi paesi nel mondo. Intanto, le persone che non ne vogliono sapere di accedere alle notizie sono aumentate al 38%, secondo il Reuters Institute.

I giornali e i giornalisti per come erano tradizionalmente organizzati sono stati interpretati, negli ultimi venti o trent’anni, in un frame che li collocava in una sorta di declino fatale.

Il giornalismo però è un concetto del futuro. E occorre tener presente che giornali e giornalisti, nel mondo dei media digitali, non sono i soli a occuparsi di giornalismo.

Che cos’è il giornalismo? Ci sono molte definizioni. Alcune molto belle. “La prima bozza della storia”. Bellissimo. “La letteratura della vita civica”. Per Bill Kovach e Tom Rosenstiel: “Lo scopo del giornalismo è dire la verità in modo che le persone possano avere l’informazione della quale hanno bisogno per essere sovrane”. Tutto molto bello. Ma in un contesto nel quale la fiducia va ricostruita, occorre pensare a valorizzare alcuni caratteri fondativi che possano avere valore per la società. E più che guardare al risultato sperato del giornalismo forse vale la pena di guardare alle precondizioni che possono favorire quel risultato.

In questo senso, il giornalismo è meglio definito in base al suo metodo. Non è una questione di chi lo fa o di perché lo si fa, ma di come lo si fa.

Il giornalismo è una disciplina di ricerca che serve a conoscere come vanno le cose in maniera affidabile e accurata. Il giornalismo è il suo metodo. Il metodo è il suo messaggio. E questo metodo è una sorta di versione artigiana del metodo scientifico. Si tratta di un modo per fare informazione “fatta bene”. Le notizie fatte bene sono orientate a servire il pubblico non le fonti, sono documentate, sono riferite in modo accurato, consapevole delle leggi, in modo proporzionato alla loro importanza.

Il giornalismo è evoluto nel tempo, si trova ad essere coltivato in un ecosistema mediatico nel quale l’informazione viene prodotta e comunicata nei modi più diversi dalle persone e dalle istituzioni più diverse. Ma è chiaro che queste possono fare informazione in modo disattento alla qualità oppure seguire canoni che vengono dalla disciplina del giornalismo.

Il giornalismo è essenziale per contrastare le fake news e le controversie pregiudiziali condotte all’interno di narrative prive di fondamento fattuale. Il giornalismo è essenziale per trovare un terreno comune sul quale poi le persone e le organizzazioni possano discutere sulle decisioni da operare.

Si può pensare che tutto questo sia superato? Al contrario. È sempre più necessario. In un’epoca nella quale le persone si possono informare da sole sulle loro condizioni di salute e sulle cure da adottare, una forma di giornalismo è essenziale per consentire loro di distinguere tra le notizie manipolatorie e quelle che veramente possono fare bene alla salute. Lo stesso si può dire delle notizie che servono a prendere decisioni di investimento. Oppure a scegliere l’educazione dei figli. O anche ad avere opinioni sul futuro e molto altro ancora. Al di là del dibattito politico, che resta spesso il principale tema di discussione sul modo con il quale le persone sono informate, la qualità di tutta le vita quotidiana dipende dalla qualità delle informazioni che le persone possono trovare.

In questo senso, si può dire che non solo i giornalisti fanno giornalismo e non tutti i giornalisti fanno giornalismo. Il giornalismo è uno spazio culturale molto più grande di quello che adesso riguarda i giornali e i giornalisti. È uno spazio nel quale ci sono tutti i cittadini che contribuiscono con informazione fatta bene attraverso i canali che hanno a disposizione ed è uno spazio nel quale tutti i cittadini che riconoscono il valore dell’informazione fatta bene sono disposti a sostenere chi se ne occupa, a tempo pieno o no.

Il giornalismo, dunque, è una disciplina che va valorizzata in funzione di una strategia per costruire una ecologia dei media sostenibile. Non è l’unico aspetto di questa strategia. Ne fanno parte tutte le regole che portano le piattaforme a prendersi le loro responsabilità. Ne fanno parte tutte le attività di istituzioni culturali, istituzioni educative, aziende che contribuiscono alla sostenibilità del sistema mediatico anche attraverso la condivizione di informazioni fatte bene. Orientate al bene comune della conoscenza.

Il giornalismo è uno spazio culturale nel quale l’innovazione ha una direzione. Non basta che una idea sia nuova perché sia innovativa. Non basta neppure che funzioni e che sia adottata. Occorre che serva alla sostenibilità dell’ecologia del media.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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