Davide, 10 anni.
Considerazioni del padre che ha condiviso il disegno e commentato per e-mail:
«Chissà che cosa pensano i bambini di noi “grandi”. Forse persino loro sanno che nemmeno noi non stiamo facendo i “compiti per casa”».
Davide, 10 anni.
Considerazioni del padre che ha condiviso il disegno e commentato per e-mail:
«Chissà che cosa pensano i bambini di noi “grandi”. Forse persino loro sanno che nemmeno noi non stiamo facendo i “compiti per casa”».
Con molta umiltà, parliamo ancora di politica. In un blog che di solito non se ne occupa. E soltanto perché dal punto di vista dell’informazione, la campagna si sta incartando in una logica poco costruttiva. Dal momento in cui il luogo della campagna elettorale è passato dalle piazze delle primarie e dagli uffici del governo agli studi televisivi, le notizie relative la competizione tra i partiti hanno cambiato di contesto e dunque di significato. Per una volta sembrava si discutesse di temi di politica. Si sono alzate le aspettative per un rinnovamento. Si è sperato di discutere di...
Girellando per la pubblica amministrazione ci si accorge di uno strano fenomeno semantico. Mentre la competenza (al singolare) è una parola dalla connotazione positiva, che riguarda i tecnici che sanno come si fanno le cose, come si giudicano le proposte, come si applicano i regolamenti e così via, le competenze (al plurale) sono i paletti con i quali i diversi uffici si dividono i territori di influenza e, in un certo senso, di potere. Il plurale della tecnica amministrativa è una forma di degrado (del) singolare.
Dicevamo che è difficile cambiare l’Italia. Cercavamo un approccio per porre il problema. E cercavamo sensori per capire se qualcuno nel mondo politico che si sta preparando alle elezioni parla con chiarezza di queste cose. In sintesi: 1. Abbiamo bisogno di una roadmap che consenta di attivare un percorso di crescita all’interno del necessario sistema di compatibilità. Ma crescita e rigore stanno insieme sono se si innova 2. Il paese è invischiato in un insieme di piccole e grandi posizioni di rendita, da quelle delle mille categorie protette a quelle dell’illegalità...
Ecco altri appunti. Ci stavamo domandando se l’Italia può cambiare. I commenti, preziosissimi, attendono qualche approfondimento. Ci arriviamo più sotto. Ma prima riassumiamo un po’ di fatti. Due anni fa, nel 2011, per la prima volta oltre la metà degli italiani erano online, diceva il Censis. E per la prima volta quell’anno internet è diventata decisiva nelle elezioni amministrative e nei referendum. Qualche mese dopo, la politica buffonesca nella quale il paese sembrava intrappolato ha lasciato il posto alla serietà del governo Monti. Nelle successive consultazioni...
Un permalink trasforma un post in un’entità che vive di vita propria e viaggia nei social network slegato dal suo contesto originario. È il bello della rete sociale che alimenta lo scambio e la visibilità di ciò che raccoglie attenzione e si lascia leggere. Ed è anche un piccolo problema che merita qualche commento. Basta guardare il numero di segnalazioni su Twitter, Facebook, Linkedin e Google+ che ono state dedicate al post intitolato “Perché è tanto difficile cambiare l’Italia… 10 ipotesi” e confrontarle con quelle che hanno meritato altri post precedenti e successivi...
Un commento a un post precedente, faceva una domandina semplice: perché è tanto difficile cambiare l’Italia? Una risposta altrettanto semplice è impossibile. E ogni ipotesi è parziale. Anche perché l’Italia, in effetti, cambia. Anche se a cambiarla sono raramente i politici che costruiscono, mentre ci riescono i politici che distruggono. E poi i cambiamenti sono sempre molto parziali: la storia è fatta di un po’ di cose che cambiano in fretta in un oceano di cose che cambiano lentamente. Provo dunque a riformulare la domanda. Perché i politici non riescono a cambiare...
Luigi Zingales propone una metafora per interpretare il compito di Mario Monti e lo paragona a quello di Mosè (Sole24Ore). Va ricordato che Mosè non arrivò alla terra promessa, anche se creò le condizioni perché il suo popolo ci arrivasse. Il punto è che appena ci sono state le condizioni, il popolo si è messo a fare preparativi per tornare al vitello d’oro. E i fomentatori delle decisioni sbagliate si sono fatti avanti. Alimentando anche una cortina fumogena di gossip sulle reali intenzioni di Monti che sono andate ben oltre quello che il premier stava dicendo ufficialmente. Lo hanno...
Se si accosta la vicenda del controverso cambiamento di regole introdotto unilateralmente da Instagram l’altro giorno e un libro come “Il diritto di avere diritti” di Stefano Rodotà si ottengono riflessioni che vanno oltre lo scontro mediatico che ieri ha infiammato la rete. Rodotà ha scritto un libro fondamentale. Chi lo ha ascoltato mentre descriveva la sua esperienza nella stesura sa quanta fatica e – forse – ansia gli sia costata quest’opera. Offre una prospettiva sulla contemporaneità, illuminandola col raggio – nelle sue parole preciso come un...
Oggi il decreto startup e agenda digitale diventa legge insieme a molte altre norme definite come favorevoli allo sviluppo. E’ un passaggio culturale di valore storico perché per la prima volta il sistema normativo prende in considerazione il valore delle nuove aziende innovative per la crescita, l’occupazione e l’innovazione del sistema produttivo italiano. Il percorso che ha portato a questa soluzione è stato accidentato e criticato. Centinaia di persone hanno partecipato alla raccolta di idee. Decine hanno criticato il metodo. Molte hanno criticato il risultato. E tutti...
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