Un articolo di Chris Schonberger e Justin Bolois parla dei food media. Ma vale per tutti i sistemi di informazione, in un modo o in un altro, che abbiano nella pubblicità e nelle relazioni con le pubbliche relazioni un punto di forza strategico (FirstWeFeast). Una lettura che vale la pena, senza aspettarsi troppo: solo per un riassunto delle perplessità che genera un sistema di informazione nel quale la complicità tra i media e le fonti è più importante della complicità dei media con il loro pubblico. Non è questione di costi, anche se quelli c’entrano: se non puoi spendere per fare...
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To be, or how to be: that is the question – digital humanities, identità, media
Oggi all’Open, Milano, si parla di Visioni digitali, il libro di Simone Arcagni che ripercorre in modo colto e problematico la letteratura e la casistica del fenomeno digitale che attraverso una riorganizzazione mediatica radicale, ridefinisce l’ambiente nel quale vive l’umanità e i suoi problemi identitari. Il problema non è più quello di capire come cambiano i media tradizionali. Quelli sono già cambiati. Non è il futuro, l’infosfera, ma il presente nel quale si costruisce il futuro. Il problema è come come cambia l’ambiente e come cambiano gli umani. Per...
Le categorie nascoste di Netflix
A quanto pare, si può navigare meglio tra i contenuti di Netflix. Usando solo le categorie principali di Netflix si fatica a trovare quello che si cerca, man mano che cresce l’offerta. E allora si può andare sul sito e cercare le categorie nascoste. La url per cercarle è questa: – Il numero da inserire per le sottocategorie si trova su questa pagina di Whatsonnetflix (la prima di tre). Certo che è un sistema complicato! La ricerca tra i contenitori di contenuti enormi è uno dei grandi temi. Netflix sembra tentare di rispondere come un editore che punta sui suoi principali...
«Schiavi del digitale». Maurizio Ferraris racconta com’è andata veramente
Avevo seguito via Twitter un convegno sulla privacy all’epoca di internet. Un tweet che riguardava il filosofo Maurizio Ferraris mi aveva molto interessato e lo avevo retwittato, per poi citarlo en passant anche oggi su Nòva. Trovo meraviglioso il messaggio che Maurizio Ferraris mi ha inviato per raccontare com’è andata veramente. Gli ho chiesto se potevo postarla qui. Ha risposto di sì. E dunque ecco qui la storia raccontata dall’autore: Caro Luca, solo una precisazione visto che hai avuto la gentilezza di riprendere e commentare tweet riferito a me, in cui avrei detto che...
Digital Humanities, Bocconi e Bruxelles
Una disciplina emergente. Le Digital Humanities sono partite come una sorta di applicazione delle tecnologie digitali alla ricerca degli umanisti, con attività di digitalizzazione degli archivi e altro. Ma oggi sono evolute, in parallelo con la pervasività dell’infosfera e l’evoluzione delle problematiche sulla concezione dell’umano. Insomma, non si tratta di più di digitalizzazione dell’abituale ma di esplorazione dello sconosciuto. Vorrei segnalare due programmi di lavoro avviati. Il primo è alla Bocconi. Il secondo all’Istituto italiano di cultura a Bruxelles...
Native Advertising: that’s it
That’s it. Questo pezzo di John Oliver, di qualche anno fa, resta una pietra miliare nel commento sul “native advertising”. Con Auletta che dice: «È un modo per camuffare la pubblicità nel contenuto editoriale, that’s it». E Oliver che commenta: «Questo significa che è tutto qui, dal punto di vista della spiegazione? Oppure che è la fine del giornalismo? That’s it…». Si può discutere moltissimo, è chiaro. Ma secondo me va visto. E commentato. Perché il punto è proprio quello che si diceva: è un modo per camuffare la pubblicità nel giornalismo? e se sì...
La leadership potenziale del museo
Notevole giornata al Maxxi sul ruolo dei musei nell’infosfera. Proprio il giorno dopo il lancio dell’iniziativa del Mibac sulla digitalizzazione dei musei. I musei statali italiani sono oltre trecento, meno della metà ha un sito e meno della metà di quella metà lo ha fatto cinque anni fa. Ingaggio del pubblico, facilità d’uso, soluzioni visuali, presenza sensata sui social, sono argomenti di minoranza, ancora. Come se si trattasse di un ritardo nell’abbracciare le “nuove tecnologie” mentre è semplicemente disinteresse e sciatteria nei confronti del...
La partita della pubblicità è tecnologica
Quest’estate, dice il Guardian, i giornali britannici hanno visto proseguire e peggiorare la crisi della raccolta pubblicitaria. Anche le versioni digitali di maggiore successo, come il Mail Online (200 milioni di utenti al mese), non ce la fa a tirare. La pubblicità sembra andare fatalmente verso Facebook e Google. Il punto di vista degli editori è stato finora quello di chi controlla la parte più grossa del mercato e vede crescere i competitori tecnologici. Il nuovo punto di vista da acquisire per gli editori è quello di chi ha una dimensione piccola del mercato e può immaginare di...
Educazione e dieta mediatica
Grande pezzo di Roberto Casati sul Sole. Prende in esame i risultati della ricerca dell’Ocse sulla relazione tra i risultati dell’apprendimento a scuola e l’uso della tecnologia digitale a scuola e tra gli studenti. L’Ocse ha notato che non esiste una relazione lineare tra tecnologie e risultati: se non ci sono tecnologie, l’apprendimento è peggiore, se ce ne sono troppe è anche peggiore. Tutto il discorso si concentra sulla qualità della didattica e non sugli strumenti. Ma c’è anche un lato dietetico. Le tecnologie sono fatte per essere usate. La loro...
John Kay: la natura della conoscenza nel contesto internettiano
È chiaro che Google ha un’influenza culturale enorme. Ed è evidente che internet nell’insieme ha contribuito a cambiare l’approccio alla conoscenza. Nicholas Carr ha voluto vedere il bicchiere mezzo vuoto scrivendo il suo famoso articolo: “Is Google Making Us Stupid?“. Altri, come David Weinberger (“Too big to know“) e Clay Shirky (“Cognitive Surplus“) hanno visto le grandi opportunità che la condivisione delle conoscenze abilitata dalla rete offre alla crescita della cultura. Di certo, la strategia di memorizzazione è cambiata...
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