Si diceva una volta: fantasia al potere. Non c’è tempo per pensarci, però, c’è solo tempo per esprimere desideri. E quindi di fantastico si realizza solo ciò che è nella fantasia di chi l’ha coltivata in precedenza.
La progettualità dura e pura, rigorosa, europea, ha un passo lento e una visione lunga, anche se qualche volta appare un po’ ripetitiva. Quella progettualità, sintetizzata in formule come “agenda digitale”, resta un must, un quadro di riferimento dal quale non si dovrebbe tentare di scappare. Ma la si può animare, questo sì. Per trovare anche le vie di espressione di una visione più affascinante.
1. Quello del ministro per l’innovazione è un concetto che ha senso soprattutto se a quel ministro si offre la possibilità di gestire in pieno i 5 miliardi di spese informatiche dello stato, le regole per il controllo dell’implementazione della banda larga con gli obiettivi di copertura totale in sei anni, l’alfabetizzazione e l’inclusione sociale, la riorganizzazione della geografia della cloud pubblica, comprendendo anche il coordinamento funzionale dei centri delle regioni che in molti casi potrebbero svolgere ruoli di livello nazionale senza concentrare tutto alla Sogei, tanto per fare un esempio. Il ruolo costituzionale della standardizzazione e dell’interoperabilità che spessa allo stato centrale può essere giocato per trasformare le spese in informatica pubblica in investimenti tesi a costruire un’architettura a piattaforma con riuso delle applicazioni e abbattimento dei costi di manutenzione ordinaria, per arrivare a risparmi significativi da investire in modernizzazione. Fantasia.
2. La scuola diventa un concetto più ampio in un contesto in cui la formazione che serve è continua e in gran parte informale. Per imparare imprenditività non si legge un manuale. Si fa esperienza. E l’enormità del tema della scuola, vero investimento strategico del paese, si può affrontare solo semplificando in base allo scopo: generare persone che sappiano scoprire i propri talenti e sappiano valorizzarli. Fantasia.
3. Il lavoro degli innovatori si afferma in un territorio liberato dalle pastoie dei conservatori che non fanno altro che difendere le posizioni conquistate. Nella città, nell’azienda, nella pubblica amministrazione: devono poter vincere gli innovatori che accolgono gli altri innovatori con l’atteggiamento di chi pensa “si può fare”. Fantasia.
Lo so, si potrebbe continuare. Ma i sogni son desideri che si esprimono in breve. Altrimenti si finisce col passare alla condizione del progetto. E per quella ci vuole tempo. Anzi forse la sintesi si può fare: la fantasia va al potere se ascolta la riflessione libera e rigorosa. O rischia di bruciare.
Mi sembra che il mantra “La fantasia al potere” fosse riferito ben altro che un fine utilitarista volto a informatizzare e rendere più efficiente l’opprimente macchina dello stato. Speriamo, di contro, che questa informatizzazione corra fino all’inverosimile e raggiunga un finale e definitivo scollamento dal mondo reale, fino a svanire in una sequenza di arresto del sistema.
oh ma ci mancherebbe: hai perfettamente ragione.. ma il libro di Magatti e Gherardi spiega tutto: http://blog.debiase.com/2014/02/lestetica-protestataria-e-lo-spettro-del-capitalismo/
[…] come sempre, ottimi spunti li offre Luca De Biase che indica la strada della fantasia in contrapposizione a quella della progettualità e delle liturgie […]
[…] allora, visto che ormai sappiamo tutto, sarebbe importante che questa volta – nel Governo – il Ministro (o il Sottosegretario) […]