Theodore Book e Chris Bronk, ricercatori a Houston, scrivono su FirstMonday un articolo che dimostra e discute le forme attraverso le quali la pubblicità mobile raccoglie informazioni personali. In quasi la metà dei casi, raccoglie la localizzazione dello smartphone e il numero di telefono. In qualche caso vede ciò che vede la telecamera e ascolta quello che sente il microfono (FirstMonday).
Le forme con le quali le aziende private raccolgono dati personali si moltiplicano. AT&T ha il permesso, a quanto pare, di continuare a proporre due tipi di abbonamento per l’ultrabanda: uno a 100 dollari, per chi è preoccupato per la privacy, e uno a 70 dollari per chi acconsente all’azienda telefonica di registrare le pagine web visitate e le ricerche sui motori di ricerca (Propublica).
La diatriba tra l’FBI e la Apple è solo una delle questioni nel confronto tra poteri pubblici e privati in materia di sorveglianza. Ma l’espansione della sorveglianza pubblica continua. A quanto pare l’amministrazione americana ha deciso lasciare che l’NSA condivida le informazioni che raccoglie sulla cittadinanza – americana ed estera – con le altre agenzie, per esempio con l’FBI (NyTimes, WashPost)
In Italia, intanto, il dibattito si approfondisce con l’uscita del libro di Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali (Codice).
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