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Strategie editoriali per giornali. El Diario, Spectrm, Google

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Ebbene. Se ci sono tre tipi di editoria giornalistica che stanno emergendo e che forse hanno destini divergenti (“In che ecosistema vive il giornalismo“) ogni giorno emergono novità su tutti e tre i fronti: 1. aumentare traffico e fare pubblicità; 2. aumentare qualità giornalistica e fare abbonamenti; 3. innovare tecnologia a sostegno di vari modelli di business.

Man mano che si vengono a conoscere i progetti di innovazione del giornalismo finanziati da Google si scoprono idee che solo dieci anni fa sarebbero state impensabili. NiemanLab ne segnala alcune.

El Diario sembra un modo per perseguire la strategia “due” (il lavoro giornalistico al servizio dei lettori paganti):

Spain’s eldiario.es will create a new journalism funding system that will identify niche groups of audiences and invite them to fund a specific story or top up the financial gap in an important area of coverage. Building on a traditional crowd-funding model, the project will leverage the existing relationship between the news organization behind the platform and a community of millions of readers.

Spectrm sembra lavorare sulla strategia “tre” (innovazione tecnologica e poi si vede che modello se ne tira fuori):

The German startup Spectrm will build an artificial intelligence engine to help publishers communicate directly with readers — and distribute content — on a 1:1 basis through instant messaging apps.

Anche WNYC sta lavorando sulla tecnologia. Per rendere l’audio più adatto al contesto dei social network e dello sharing di link e segnalazioni: l’idea si chiama “audiogram” (Nieman):

“[In radio], we have a unique problem in that our content isn’t necessarily shareable.” After all, how do you skim a podcast or listen to an audio clip on mute? WNYC is working to solve this problem with a new tool called “audiograms” that turns a piece of audio into a video file. The result looks like an audio player, but it plays like a movie. The audiograms can be posted to Facebook, Twitter, and Instagram, and users can also embed them.

In effetti, la fruizione di audio sta crescendo negli Stati Uniti (Nieman) e cercare soluzioni tecnologiche per rendere il fenomeno più stabile e connesso a resto del sistema dell’informazione appare necessario.

Un’altra chiara tendenza è un recupero di tradizione, si direbbe. Le newsletter funzionano. La mail resta in fondo una tecnologia aperta e interoperabile, non troppo preda delle strategie dalle piattaforme proprietarie. E tra le newsletter sembrano essere i nuovi magazine di successo perché la gente dopotutto le segue, clicca sui loro link, si abbona addirittura: una tecnologia push equilibrata – tra il mondo del web pull che affatica un po’ e il mondo social è fin troppo urlato e pushy… (Medium).

Le storie problematiche sulle imprese che si fondano sulla strategia “uno” (cerco traffico e vendo pubblicità) non si contano. Vice ne incarna una che il WashPost ha ricostruito. E non è elegante:

At times, the company has blurred the lines between reporting and advertising. It has removed or altered some of its work after advertisers complained that the material put them in an unflattering light. On at least two occasions, it wove documentary footage into promotions for advertisers. In another instance, a months-long investigative project was killed, apparently out of concern about its effect on a major sponsor.

In generale abbiamo bisogno di media ecology e approccio attivo: FB e company non sono la fine della storia.

Andiamo verso il Festival del giornalismo. E ci scambiamo notizie.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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