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Il futuro delle migrazioni: non si affronta con la rimozione ma con la preparazione

Almeno 67 persone sono morte quando erano quasi giunte alla costa calabra, nei pressi di Crotone (Sky). La tragedia ha sollevato commenti di ogni genere. Le responsabilità vanno accertate. Ed è chiaro che tutto questo non finirà con le parole espresse da questo o quel politico.

Gli scenari che descrivono il possibile futuro dei flussi migratori sono piuttosto chiari: nei prossimi decenni, probabilmente, uno o due miliardi di persone saranno costrette a lasciare i loro luoghi d’origine divenuti fondamentalmente inabitabili per cercare di ricostruire una vita altrove (Gaia Vince, Guardian).

Molti emigreranno in Europa, forse. Molti in Italia, se gli italiani riusciranno a evitarne la possibile desertificazione e dunque a diventare migranti a loro volta. Le guerre, la fame, il cambiamento climatico spingeranno a spostamenti epocali di intere popolazioni.

Tragedie come quella avvenuta nei pressi di Crotone non sono inevitabili fenomeni naturali. Autorevoli politici hanno detto che per evitare che le persone muoiano nel Mediterraneo occorre che non partano. È una sottovalutazione del tema francamente eccessiva.

Sostenere che la causa della morte di quei migranti è il loro viaggio è come dire che la causa di ogni divorzio è un matrimonio.


Foto: “The Mediterranean coasts of Tunisia and Libya” by NASA Johnson is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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