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Dieci anni di startup, i prossimi

Oggi Innovup sui dieci anni della legge sulle startup.

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Il 4 gennaio del 2012 il governo guidato da Mario Monti si era appena insediato. Al ministero dello Sviluppo Economico c’era Corrado Passera. Lo avevo conosciuto a Banca Intesa. Ogni tanto mi chiedeva notizie su quello che si muoveva nel mondo dell’innovazione. Lo avevo stupito positivamente quando un’azienda che gli avevo segnalato come interessante, Siri, poco dopo fu acquisita da Apple. E quel 4 gennaio voleva parlare di innovazione con me e Enrico Pozzi un suo stimato consulente. Io dissi che sarebbe stato bello se il suo ministero avesse messo in programma una misura a favore dell’ecosistema delle startup (mi prendevano in giro al giornale perché usavo quel concetto).

Passera fu straordinario. La squadra che mise insieme con Alessandro Fusacchia fu un dream team. E riuscì in un anno a fare una legge densa di conseguenze.

Oggi parliamo al convegno di Innovup, per celebrare i dieci anni di quella legge. Imperfetta ma fondamentale. Passare da zero a uno è più difficile che passare da uno a due.

Dopo il 2012, le startup sono state prima una moda, un po’ fuffarola, poi una sofferenza per le belle idee che faticavano, infine un fenomeno vero: anche perché si è visto l’inizio di un sistema di finanziamenti significativo e professionale, dopo il 2019.

Ma d’ora in poi che cosa accadrà? Mi pongo la domanda con grande umiltà, naturalmente. Ma ecco qui la mia idea.

Benissimo proseguire nella crescita. È questa che moltiplica le risorse, in questo mondo. Ma ci vorrà anche altro. Un pensiero storicamente avvertito. Siamo in un contesto diverso: cambiamento climatico, polarizzazione economica, esclusione sociale. Silicon Valley non è più un modello unico. L’evoluzione del mondo dell’innovazione si sta articolando in una diversità di modelli. Non tutti mirati agli stessi obiettivi. Alcuni orientati alla speculazione di breve termine, altri pensati con una visione di lungo termine. Attenti all’impatto sociale e culturale dell’innovazione. Interessati alle conseguenze delle novità.

Niente è facile, in tutto questo, ma quelli bravi si applicano a costruire iniziative che tentino di realizzare vantaggi condivisi.

I passi fatti sono enormi. Quelli che restano da fare altrettanto. Ma è così.

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Ho messo come foto la copertina del mio libro sul modello italiano dell’innovazione. Discutibile, incompleto, impreciso: ma anche antico, autentico, solido. E a modo suo affascinante. Non basta al nostro futuro. Ma è il nostro punto di partenza.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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