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La farmacia che cura se stessa

Ho partecipato a un convegno molto interessante sul futuro delle farmacie. C’erano Carlo Cottarelli, Francesco Morace, Simona Branchetti e Andrea Mandelli (Cosmofarma). Mi hanno chiesto di guardare in avanti.


Le 19mila farmacie italiane fatturano circa 25 miliardi: circa 15 per prescrizioni e circa 10 per integratori e altri prodotti. La parte delle prescrizioni definisce il loro compito civico. Recentemente si sono aggiunti altri compiti civici come quelli legati alle diagnosi e alla prevenzione del covid-19. La parte della vendita di ogni altro prodotto resiste ma è fatalmente a rischio: l’ecommerce andrà avanti anche negli integratori e in tutti gli altri prodotti. Assurdo sperare nel ritorno del passato. In futuro, il commercio generico non resterà immune dalla digitalizzazione delle abitudini. Anche in Italia.

Se le farmacie sono allarmate da questa prospettiva, potrebbero comunque fare qualcosa:

  • Investire nel loro apporto alla sanità territoriale che con la pandemia è stata riscoperta come non si poteva immaginare.
  • Investire nella loro presenza nelle reti che sempre più diventeranno il luogo della prevenzione e dell’informazione che cura.
  • Investire nell’uso sano dei dati per contribuire alla prevenzione anche facendo ricorso all’intelligenza artificiale.

La sanità territoriale non ha bisogno di spiegazioni: ha bisogno di azione. La concentrazione della sanità in grandi strutture “industriali” ha avuto qualche impatto sull’innovazione per alcuni settori medici molto avanzati ma ha fatto perdere di vista il rapporto con la società quotidiana. I cittadini si sono rivolti sempre più massicciamente all’informazione online che non sempre è esente da misinformazione e addirittura disinformazione, anche in campo medico. E questo non è un bene. Le reti delle persone competenti hanno la chance di rientrare in gioco e offrire un servizio online di qualità.

La telemedicina e tutte le forme di azione curativa a distanza, la medicina narrativa, i servizi su piattaforma e così via sono in sviluppo significativo. Le farmacie devono conoscere e partecipare a questo sviluppo. Il loro apporto può essere quello dei custodi della qualità della relazione con il pubblico. Abbiamo visto le piattaforme banalizzanti. Ora è tempo delle piattaforme attente alla qualità.

La possibilità di richiamare capitali alle farmacie non è soltanto una minaccia per le piccole che potrebbero essere aggregate da investitori o addirittura acquisite da altre catene commerciali. Il capitale può essere investito da aggregazioni di farmacie che vogliano investire in intelligenza artificiale e mettersi a disposizione dei cittadini per custodire dati in modo da garantire la privacy e la cura del valore di quelle informazioni.

Sono solo suggestioni. A giudicare dalle reazioni, molto gentili, i partecipanti al convegno non le hanno giudicate del tutto peregrine.


Foto: “Farmacia” by Roby Ferrari is marked with CC BY-SA 2.0.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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