Julia Creet è autrice di The Genealogical Sublime, University of Massachusetts Press, un libro che ricostruisce i grandi progetti genealogici come quelli dell’Islanda e dei Mormoni, le piattaforme che consentono a tutti di fare una ricerca sulla propria genealogia come Ancestry.Inc, la convergenza di genealogia e genetica. Mentre la genealogia è una malintesa ricerca della propria identità, insieme alla genetica è diventata una risorsa fondamentale per la lucrativa industria bioinformatica.
I dati genealogici e quelli genetici sono usati per ricostruire le parentele anche più lontane. Come è ovvio, queste hanno ben poco a che fare con l’identità. In pochissimi passaggi generazionali, le relazioni sostanziali tra individui diventano scarsissime, mentre è facile dimostrare che portando la genealogia alle sue estreme propaggini tutti sono probabilmente imparentati con tutti e dunque nessuna parentela spiega le identità. Ma per certe comunità, queste parentele sono considerate molto importanti. Del resto, nelle fasi della storia della nobiltà durante le quali l’ideologia aristocratica si poggiava più sull’ereditarietà che sulla qualità personale degli appartenenti al ceto dominante, la genealogia era una disciplina profondamente interdipendente con le dinamiche del potere. Insomma, la genealogia che razionalmente non ha un senso identitario, di fatto viene usata per generarlo. E questo spiega molti progetti genealogici, di popolo e di famiglia. La genetica viene a questo punto in ausilio a questi progetti.
Ma la vendita dei dati genetico-genealogici all’industria bioinformatica è un fatto recente e tale da eliminare ogni poesia a questa vicenda. E Julia Creet ha la capacità di spiegare con garbo questo sviluppo che risulta tutt’altro che irrazionale.
Il problema della proprietà dei dati a quel punto diventa superinteressante. I dati genetici sembrerebbero i più evidentemente personali, eppure sono oggetto di compravendita e senza consensi particolari richiesti ai possessori dei corpi interessanti. Di chi sono le informazioni genetiche, magari interrelate a quelle genealogiche? Accordi se ne possono trovare, soprattutto quando le lobby in gioco sono potenti come quelle che si occupano di scienze della vita e credono nella bioinformatica. Ma anche in questo caso, come nel caso dei dati estratti alle persone che stanno sui social media, i principi umani dovrebbero prevalere su quelli tecnico-finanziari. La ricerca di una soluzione è in corso.
Julia Creet ha parlato agli studenti di Elena Lamberti all’università di Bologna lunedì 30 novembre. Grazie a lei e a Paolo Granata per aver creato una grande occasione di riflessione. E agli studenti che avevano domande importanti.
I principi umani e i valori dovrebbero sempre essere gli assi portanti degli assetti tecnici e finanziari. Attualmente le nostre società non sono pronte e preparate ad analizzare, gestire e addirittura comprendere a pieno le sfide dell’attualità, occorrerebbe una maggiore diffusione e sensibilizzazione su queste tematiche che rappresentano una realtà per la costruzione dei nuovi sistemi di vita.