Una riflessione alla Certosa di Padula sulla natura, la cultura e il futuro, a quanto pare va fatta. Con Cristiana Colli. Alla ricerca di una prospettiva per questo luogo straordinario, tra la tradizione monastica, la grande storia della Magna Grecia, il parco del Cilento. Meraviglioso. Come tutto da queste parti.
«Il parco è il messaggio» è un modo per sottolineare che non stiamo parlando di natura incontaminata ma di qualcosa che gli umani costruiscono. Ovviamente, la frase è una derivata della fondamentale formula di Marshall McLuhan: il mezzo è il messaggio. Si può forse dire che la struttura tecnica che consente lo sviluppo di una qualunque forma di comunicazione, trasmette un senso di fondo, al quale in quale – in qualche misura – i singoli messaggi si adattano.
Il parco è una struttura che comunica la cultura che l’ha voluto, ritagliato, fruito. E che si comprende solo proiettando sul parco la cultura di chi ne gode. Non è una mini-natura. È un parco. Un’allusione alla natura, ormai domata; da tempo coltivata e protetta, destinata ad alimentare l’esperienza degli umani. Il parco è dunque il messaggio: è un mezzo di sedimentazione e comunicazione di una sapienza: della bellezza prodotta dai progettisti, dai custodi e dai visitatori del parco. Il parco è una piattaforma di comunicazione concentrata sulla qualità e non sulla velocità. Il parco, tra la certosa e Paestum, è una cura contro la banalità.
L’innovazione oggi ha senso se ha una direzione. Che restituisce qualità, nelle relazioni sociali, culturali, ambientali. Il futuro non è un fenomeno naturale: è un progetto. E può persino essere un bel progetto.
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