Il nuovo rapporto dell’Onu sull’ineguaglianza offre un messaggio molto chiaro, purtroppo: i grandi motori del cambiamento, dall’emergenza climatica alla digitalizzazione, stanno accentuando i motivi dell’ineguaglianza economica e della disparità di opportunità (World Social Report 2020, Inequality in a rapidly changing world).
In un salto paradigmatico chi è incluso guadagna, chi è escluso resta indietro. Dentro una rete prevale la “power law” che prevede la concentrazione delle risorse su chi è più connesso. Non stupisce che nell’economia della conoscenza, chi conosce accresca il suo successo socio-economico e chi non conosce venga lasciato da parte.
Casomai stupiscono le sproporzioni. Un paio di settimane fa, le autorità di New York hanno introdotto una nuova regola per cui i pubblici esercizi sono obbligati ad accettare pagamenti cash per le vendite fino ai 20 dollari. La motivazione è che i negozi cashless discriminano chi non ha un conto in banca. Quanti sono i newyorkesi senza banca? Il 33%! Una cifra stupefacente per la città di Wall Street. Una parte saranno anche piccoli criminali ed evasori. Una parte purtroppo molto più grande è probabilmente rappresentata dai poveri. La decisione di New York segue le analoghe scelte di Philadelphia e San Francisco. L’opposizione di Amazon al divieto dei negozi cashless può anche concorrere a spiegare che le amministrazioni abbiano voluto favorire chi è contro il gigante del retail digitalizzato (AP, New York City Council votes to ban cashless businesses).
La modernizzazione della policy in un paese come la Francia sembra essere connessa a un peggioramento delle condizioni economiche dei meno abbienti che non lavorano e a un miglioramento del reddito dei più ricchi che lavorano, almeno secondo i calcoli dell’OFCE riportati da un articolo oggi su Le Monde (La politique économique d’Emmanuel Macron profite d’abord aux actifs et aux plus aisés).
È ormai chiaro che la grande spinta dell’innovazione non può più essere lasciata andare a caso. Ha bisogno di una direzione. L’umanità ha bisogno di dare una direzione alla spinta innovativa. L’emergenza climatica, la crescita dell’ineguaglianza, la discriminazione culturale sono tematiche che vanno affrontate. E se la comunità degli innovatori è davvero così intelligente come sente di essere dovrebbe essere popolata di persone che non vedono l’ora che una direzione umanamente decente finalmente sia stabilita. Anche perché se non lo si fa, le conseguenze dell’innovazione non genereranno una società sostenibile socialmente, ambientalmente, culturalmente.
L’idea delle Mission europee è una soluzione molto interessante da questo punto di vista.
Metodologicamente, una quota importante degli investimenti in innovazione e ricerca della Commissione Europea per i prossimi sette anni sarà concentrata su cinque grandi missioni: obiettivi altissimi, strumenti dall’impatto misurabile, co-design delle decisioni con gli stakeholder. Sono molto onorato di far parte dell’Assembly per la Mission dedicata alle città che devono diventare neutrali dal punto di vista delle emissioni e smart dal punto di vista tecnologico e innovativo (Mission Assembly for Climate-Neutral and Smart Cities). La sfida sarà quella di costruire una relazione vera con gli stakeholder: una policy urbana intelligente è la rappresentazione più concreta ed emozionante della profondità dell’innovazione che è necessaria per arrivare a una governance civile della complessità dell’ecosistema umano.
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