Joseph Stiglitz ha ottenuto il premio Nobel per l’economia nel 2001 anche per aver dimostrato le conseguenze dell’asimmetrica distribuzione delle informazioni. Tra l’altro, questa asimmetria comporta che il mercato non funziona come previsto dalla teoria generale dell’equilibrio economico, quella secondo la quale in condizioni di concorrenza perfetta si assiste alla migliore allocazione delle risorse possibile.
In effetti, la teoria dell’equilibrio economico generale si basa su alcune condizioni incredibili, come quella che suppone che tutti gli operatori siano perfettamente informati. È quella teoria che motiva l’idea che lo stato deve stare fuori dai giochi economici e che i privati debbano essere lasciati lavorare senza vincoli. Perché la concorrenza è il migliore dei mondi possibili. Con il suo lavoro, Stiglitz ha dimostrato che non c’è una possibile relazione continua tra informazione e concorrenza: nel senso che non è vero che migliorando un po’ l’informazione si migliora un po’ la concorrenza; in realtà, se c’è asimmetria delle informazioni non c’è la concorrenza prevista dalla teoria, punto. Quindi i mercati concorrenziali sono pochissimi. Perché la perfetta informazione c’è molto raramente.
I mercati, lasciati a sé stessi, in generale non funzionano, dice Stiglitz.
Le conseguenze sono culturalmente devastanti, in un mondo che ancora fatica a superare l’egemonia culturale dei seguaci dalla teoria di Milton Friedman secondo la quale il solo obiettivo delle imprese deve essere quello di soddisfare al massimo i loro azionisti. «I mercati che funzionano bene sono un piccolo sottoinsieme dei mercati che non funzionano bene», dice Stiglitz. «È per questo che si assiste a un insieme di innovazioni che non hanno senso. Innovazioni che eliminano posti di lavoro e li sostituiscono con capitale si spiegano con mercati nei quali il capitale costa poco, ma non hanno senso dal punto di vista umano. Innovazioni che aumentano il consumo di energia di origine fossile non hanno senso in un contesto ambientale nel quale occorre ridurre l’emissione di anidride carbonica».
Che cosa può servire a correggere le storture generate dai mercati che non funzionano bene, cioè dalla stragrande maggioranza dei mercati? E che cosa può servire a indirizzare l’innovazione tecnologica verso la soluzione di problemi fondamentali per l’umanità e per il pianeta?
Ci sono argomenti istituzionali che possono guidare alla costruzione di mercati relativamente più attenti a queste questioni fondamentali. L’ecosistema dal quale emergono le innovazioni può favorire certe direzioni e sfavorirne altre anche in relazione al modo in cui lo stato interviene e le comunità si fanno sentire.
Tutto questo è stato oggetto della lezione di magistrale di Joseph Stiglitz al Politecnico di Torino, ieri, all’apertura del Festival della Tecnologia.
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