Anche se il paragone tra due epoche storiche distanti un secolo è sempre molto complesso, uno dei fatti più sani e rasserenanti che stanno accadendo in questa estate politicamente insensata, troppo ridicola per essere addirittura oscura, è che molti in Italia stanno leggendo “M” di Antonio Scurati (Giunti/Bompiani 2018).
Chi si sente affaticato dall’inquinamento informativo e dall’irrazionalità schiacciata sull’apparenza o l’appartenenza tribale che caratterizza il dibattito politico di questi giorni trova un angolo di mondo pulito nel libro di Scurati. L’autore ha dedicato molto tempo a studiare i documenti, riporta i fatti cercando di non distorcerne il senso ma allo scopo di fare emergere la realtà storica in tutte le sue dimensioni logiche e umane. Scurati ottiene attenzione, fiducia, credibilità attraverso il processo inverso usato sui mezzi di comunicazione del momento: scrive un testo lungo più di 800 pagine di carta, inscrive la narrazione in un respiro storico di lunga durata, mantiene un’attenzione filologica faticosa nella produzione quanto semplificante per la fruizione, commenta per interpretare non per manipolare. Il suo successo dimostra che anche nel mondo attuale l’attenzione per la qualità intellettuale è apprezzabile e apprezzata. Scurati dimostra che non siamo condannati alle frasi smozzicate, superficiali, inautentiche che prevalgono nel mondo della banalità dei media usati dal potere.
Peraltro, il paragone tra i due momenti storici, 2019 e 1919, viene in mente. Non tanto perché molti fatti che si svolsero cento anni fa inducono nella tentazione di usarli come come precursori di ciò che avviene ora. Ma soprattutto per lo spirito che li contraddistingue, che in Italia sembra durare più a lungo delle singole congiunture politiche: un paese con sovranità limitata, con individualità egoriferite, con un dibattito contenutisticamente infimo, con modi irrispettosi delle istituzioni, con alleanze strumentali, con scelte politiche di pura convenienza, con ideali traditi…
Il libro di Scurati, rilanciato all’attenzione degli italiani dalla meritata vittoria del premio Strega ripropone la letteratura come percorso di ricerca e consente a chi lo legga di distinguere il lavoro intellettuale di qualità dalla fuffa che non cerca altro che un impatto di quantità. Insegna anche altro: per esempio, insegna che fake news e violenze erano armi politiche utili cent’anni fa come oggi; insegna che il posizionamento ideologico e il compromesso tattico vanno gestiti in nome di obiettivi di lungo termine e non per orgoglio e poltrone personali, il che distingue gli statisti, i leader e gli arrivisti. Anche se non distingue chi vince e chi perde nell’immediato.
Inoltre, nella calca dei fatti che si susseguono, tra le domande che l’Autore riesce a far emergere all’attenzione del lettore, il libro conduce a chiedere alla storia che cosa sia mancato nel 1919 e che cosa manchi oggi nel 2019. L’analisi di ciò che serve storicamente all’Italia per progredire e che si può effettivamente fare: non solo per soddisfare il bisogno immediato di consenso da parte delle forze politiche ma anche per guidare il paese in una direzione sostanzialmente più felice.
Se un cambio di comportamento di questo genere, fondato su un’analisi storica orientata al lungo termine e alla qualità della convivenza civile, fosse alla base di un cambio di stagione politica, moltissimi italiani sarebbero contenti.
Che cosa parliamo? Lavoro del futuro, qualità dell’ambiente, investimento nelle infrastrutture, innovazione del tessuto produttivo, cultura come strategia essenziale per lo sviluppo, per esempio. Tutte questioni orientate al futuro, incardinate nel presente, consapevoli del passato. Un cambio di stagione così, si potrebbe capire.
ps. Certo, lo sappiamo. La metafora delle stagioni è ambigua. C’è sempre cambiamento. E c’è sempre circolarità. Alla fine si torna dove si era partiti. Ma in tempi di cambiamento climatico, anche questo è ormai messo in discussione. Ed è anzi proprio una delle questioni che stiamo lasciando indietro per seguire le contorsioni dell’insensatezza attuale.
Vedi:
La banalità dei media e il potere
Grillo e il PD dal 2009 al 2019
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