Una nuova versione di “mani pulite” è necessaria per superare la pessima condizione degli ospedali italiani nella speciale classifica stilata in base al numero di morti per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici.
Alessandro Cassini e altri hanno pubblicato uno studio su Lancet che mostra l’andamento delle morti causate da particolari batteri che attraverso mutazioni sono diventati resistenti agli antibiotici, appunto. E l’Italia è prima in classifica in Europa. Come mostra anche l’Economist (accesso a pagamento) ci son state 18 morti ogni 100mila persone in Italia con questa causa. Si tratta di un numero più che doppio rispetto alla Francia e circa diciotto volte superiore a Olanda, Estonia, Norvegia… Lo studio è open access su Lancet: Attributable deaths and disability-adjusted life-years caused by infections with antibiotic-resistant bacteria in the EU and the European Economic Area in 2015: a population-level modelling analysis
La questione dei super-batteri è sempre più grave. E riguarda il fatto che mentre i batteri diventano resistenti sempre più velocemente agli antibiotici attraverso le loro “normali” mutazioni, le case farmaceutiche sono tentate di ridurre gli investimenti per creare nuovi antibiotici che hanno sul mercato una vita sempre più breve; intanto l’eccesso di utilizzo di antibiotici nell’allevamento e in altri settori accelera ulteriormente il processo; e il percorso per trovare altre strategie di cura è complesso e relativamente lungo a realizzarsi. Ma una cosa si può fare subito. E secondo l’Ocse, che ha prodotto uno studio in novembre in materia, l’azione più efficace e meno costosa è piuttosto semplice: migliorare l’igiene, lavandosi le mani. Negli ospedali, gli operatori sanitari possono ridurre le infezioni drasticamente lavandosi le mani. Lo studio si può leggere online: Stemming the Superbug Tide.
Conoscendo l’Italia, sarebbe opportuno sapere anche come questi dati si differenziano nelle diverse regioni e tra i diversi ospedali. Purtroppo, il paese è profondamente disomogeneo. Certo, il dato complessivo non può essere ignorato.
(nella foto: Escherichia Coli)
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