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Plastica? Meno plastica! L’oceano e il pianeta hanno diritto a un trattamento diverso. G7 Ambiente Bologna dopo la Un Ocean Conference

IL segretario generale dell’Onu ha inaugurato la Ocean Conference (5-9 giugno 2017) ricordando che se andiamo avanti così, nei mari ci sarà più plastica che pesce entro il 2050 (NyTimes). Si è trattato di una straordinaria riunione globale orientata alla salvaguardia dell’ambiente marino nel quadro del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Onu ha stabilito per il 2030.

La conferenza è stata anche la prima occasione per verificare la convinzione del pianeta a perseguire gli obiettivi della sostenibilità dopo che il presidente del paese che ha contribuito più di ogni altro all’inquinamento del pianeta ha dichiarato di voler disattendere gli impegni in ordine al contenimento del cambiamento climatico. Ebbene gli altri paesi – come del resto moltissimi cittadini e imprese americane – hanno mantenuto la barra dritta. Gli applausi riservati alle parole dei paesi consapevoli dei temi ambientali hanno sovrastato il gelo che ha accolto le parole degli americani.

La conferenza ha avviato linee d’azione per i grandi temi che costituiscono altrettante minacce epocali per il pianeta: inquinamento dell’oceano con la plastica, innalzamento della temperatura dell’acqua, acidificazione dell’acqua, pesca in quantità eccessiva (NyTimes).

Giusto alla fine di quella conferenza, a Bologna, oggi, il G7 ambiente ha dedicato un momento di particolare attenzione alla coalizione “Stop plastic waste” che è stata lanciata da Italia e Francia e che ha raggiunto l’adesione di 13 paesi. Ogni giorno gli umani buttano in mare 25mila tonnellate di plastica. I sacchetti monouso dei supermercati sono la singola più grande causa di inquinamento di plastica nel mare. L’Italia è stata la prima nazione a stabilire che i sacchetti devono essere biodegradabili. La Francia ha sviluppato una quantità di azioni per ridurre questo fenomeno. Ma soprattutto, questi paesi ospitano centri di ricerca, gruppi di attivisti e aziende che stanno sviluppando risposte concrete. E ne hanno parlato al G7 ambiente, appunto. Hanno partecipato alla tavola rotonda Catia Bastioli, ad di Novamont Spa, Habib N. El Habr del Programma Onu per l’Ambiente (Unep), la Presidente di Legambiente Rossella Muroni, il direttore generale Rifiuti e Inquinamento del ministero dell’Ambiente italiano Mariano Grillo, Fabio Fava dell’Università di Bologna, Francois Galgani di Ifremer, Delphine Levì-Alvares (Zero Waste Europe), John Persenda (Ad di Sphere Group). C’era Baptiste Legay, della direzione generale prevenzione rischi del ministero dell’ambiente francese. C’erano i ministri cileno, ruandese e italiano dell’ambiente: Marcelo Mena Carrasco, Vincent Biruta e Gian Luca Galletti.

Questa questione merita grande attenzione perché gli allarmi e i conseguenti vincoli si sono rapidamente trasformati in opportunità, grazie anche all’atteggiamento di alcune imprese come appunto Sphere e Novamont. Queste imprese invece di considerare l’inquinamento come un’esternalità negativa ci hanno visto lo stimolo per creare valore innovando i prodotti e i processi in modo radicale, per arrivare a ridurre o azzerare i rifiuti, riutilizzare o riciclare tutto, generare nuovi materiali biodegradabili in grado di sostituire le vecchie plastiche da idrocarburi. Il tutto si traduce in crescita, miglioramento dell’ambiente e nuova occupazione.

I cittadini che diventano sempre più consapevoli di tutto questo dovranno stare anche attenti a che le autorità, nazionali o europee, continuino su questa strada. Pare che si stiano sviluppando forme di lobby pro-vecchia-chimica che tentano di equiparare la plastica biodegradabile e quella non biodegradabile nelle normative sui rifiuti. Occorrerà mantenersi vigili su questo punto.

Ma il fatto è chiaro. Dalla parte dello sviluppo sostenibile c’è innovazione che crea occupazione invece di ridurla, che migliora l’ambiente, che genera crescita. Dalla parte della disattenzione o del disprezzo per la sostenibilità c’è desertificazione mentale e ambientale. Lo sviluppo è ormai frutto di una narrativa ecologica.

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  • Per liberare gli oceani dalla plastica

    ( L’isola di plastica – Sapere Scienza
    http://www.saperescienza.it/rubriche/…isola-di-plastica…/200-l-isola-di-plastica-18-07-2014
    L’Isola di Plastica, che non e’ presente solo nell’Oceano Pacifico
    ma anche in Atlantico e probabilmente in Mediterraneo, non è solo un disastro ambientale …

    Pacific Trash Vortex – Wikipedia
    Pacific Trash Vortex – Wikipedia )

    segnalo una tecnologia avanzata :

    The Ocean Cleanup
    https://www.theoceancleanup.com/
    Traduci questa pagina
    Develops advanced technologies to rid the world’s oceans of plastic. Full-scale deployment will remove 50% of the North Pacific gyre debris in 5 years.

    inoltre, una ‘scoperta’ / ricerca :

    Biologa italiana scopre il bruco che mangia la plastica: “Così è nata …
    http://www.repubblica.it/…/biologa_italiana_scopre_il_bruco_che_mangia_la_plastica_cosi_e...
    25 apr 2017 – Biologa italiana scopre il bruco che mangia la plastica: ”

    Scoperto il bruco mangiaplastica – Tecnologie – ANSA.it
    http://www.ansa.it › Scienza&Tecnica › Tecnologie
    25 apr 2017 – Un bruco comunemente usato come esca dai pescatori
    riesce a mangiare e a degradare il polietilene, ossia una delle plastiche più utilizzate e …

    …………………………………………………………………………………………………………………………………………

    Vorrei però anche aggiungere una considerazione sul bisfenolo A , che è
    una molecola fondamentale nella sintesi di alcune materie plastiche e di alcuni additivi.

    Sul sito (in lingua italiana) della EFSA l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare
    ho letto l’articolo :
    Nessun rischio da esposizione al bisfenolo A per la salute dei consumatori,
    articolo che è del 21 gennaio 2015,
    dove è scritto, testualmente :
    <>

    Ora sono trascorsi due anni e mezzo
    e, nel frattempo,
    come Voi certamente saprete
    il 16 giugno 2017,
    il Comitato degli Stati Membri dell’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha concordato all’unanimità
    di identificare il Bisfenolo A
    e l’acido Perfluoroesano-1-sulfonico e i suoi sali (PFHxS)
    come sostanze “estremamente preoccupanti” (SVHC).
    ( ECHA: bisfenolo A è un interferente endocrino — Italiano – Ispra
    http://www.isprambiente.gov.it › Home › Notizie )

    Ritengo perciò sarebbe importante,
    al riguardo,
    conoscere i pareri, le dichiarazioni, le interrogazioni e le proposte
    espressi dalla Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (ENVI)
    del Parlamento Europeo
    dal momento che
    il documento relativo alla valutazione sull’esposizione dei consumatori al bisfenolo A (BPA) e la tossicità
    della sostanza, pubblicato dalla EFSA Autorità europea per la sicurezza alimentare
    è piuttosto ‘inquietante’ .

    Vi ringrazio

Luca De Biase

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