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Critica della ragion telecomunicatoria

Ancora sulla net neutrality e le proposte Kroes. La risposta di Luigi Gambardella e Gianfranco Ciccarella a un post a commento di un precedente dibattito ipercompetente tra gli stessi e Stefano Quintarelli è molto gentile e paziente. E di questo li ringrazio.

Ma chi ha la pazienza di leggere tutto quello che hanno scritto, mi pare, può coltivare anche un’altra opinione: che tutto questo dibattito non sia altro che una questione di pregiudizi favorevoli o sfavorevoli nei confronti delle compagnie di telecomunicazioni. Pubblicare una tale valanga di parole, del resto, porta spesso i lettori a distrarsi. E qui si deve invece stare attenti: perché le regole di cui stiamo parlando non regolano l’esistente ma creano le condizioni per la realizzazione di qualcosa che ora non c’è e viene appunto consentito dalle nuove regole. Quindi tutta questa discussione si basa sulla nostra capacità di immaginare quello che succederebbe se le nuove regole fossero introdotte. Il che appunto apre la strada ai pregiudizi. Il nostro problema è basare invece queste considerazioni sull’esperienza, per quanto possibile.

E quindi rispondo ancora, tentando di essere sintetico. Per distinguere ciò che immaginiamo in base all’esperienza da ciò che speriamo o temiamo in base ai pregiudizi.

1. Esperienza numero uno. Esiste una rete basata sul protocollo ip ma senza net neutrality ed è la rete mobile. Su quella rete gli operatori possono scegliere di proporre un servizio ai clienti che esclude per esempio Skype. Oppure possono escludere Skype da tutte le offerte che propongono. Oppure possono consentire Skype. Dipende dagli operatori. Non dipende dai clienti, come dicono Gambardella e Ciccarelli, la scelta dell’esclusione di Skype. Ma dalla possibilità che i telco mobili hanno di escluderla. Dunque dipende dalla mancanza di net neutrality. Sulla rete neutrale Skype si può usare sempre: è sulla rete neutrale che i clienti scelgono di usare quel servizio o no. Se questo è vero, nella rete non neutrale, sono gli operatori a decidere d’autorità quali servizi offrire. Dunque si può dire che sono gli operatori a decidere a quali innovazioni consentire di svilupparsi.

2. Esperienza numero due. L’iptv era una rete ip prioritizzata e controllata dall’inizio alla fine dall’operatore che la proponeva. Compreso il bouquet di contenuti, l’abbonamento, il set-top-box eccetera. Non è andata da nessuna parte anche perché la telco non sapeva fare l’editoria del bouquet di contenuti. Avevano esclusive. Avevano tentativi di produzione. Avevano tentativi di localizzazione. Non ce l’hanno fatta. Se le telco hanno provato a fare la loro versione ip di “tv via cavo” e hanno fallito possono aver imparato a non tentare di entrare in questo modo nei contenuti. Ma potrebbero invece cercare una rivincita in modo nuovo. E senza legarsi soltanto all’idea di tv. Potrebbero comunque tentare di stringere accordi esclusivi, rapporti privilegiati con servizi in grado di pagare di più, pensando di fare molti soldi con questa nuova offerta e in qualche modo creando un’alternativa con una rete prioritizzata in concorrenza con la loro stessa rete neutrale. Per questo Kroes chiede che la rete prioritizzata sia tale da non mettere troppo in crisi la rete neutrale. Perché i telco che possono fare una rete prioritizzata in cui guadagnano di più in concorrenza con la rete neutrale con la quale guadagnano meno rischiano di essere tentati di peggiorare troppo la funzionalità della rete neutrale. C’è una probabilità che vadano in questa direzione? Kroes lo suggerisce con la sua stessa ambigua frase. Ma c’è davvero? Gambardella e Ciccarelli suggeriscono che non ne avrebbero convenienza perché perderebbero clienti. E sono d’accordo. Ma questo non esclude che le telco farebbero la scelta giusta. Anzi, a vedere quello che hanno fatto in passato si può dubitare della loro saggezza.

3. Pregiudizio numero uno. La frase precedente è sicuramente un pregiudizio. Che le telco siano tentate di fare qualunque cosa pur di alzare il loro valore aggiunto ed evitare di fare un mestiere da commodity non è un pregiudizio. Ma pensare che prendano una decisione sbagliata per ottenere quell’obiettivo, per esempio peggiorando la rete neutrale per favorire la rete prioritizzata che viaggia sulla stessa matassa di cavi, è un pensiero frutto di pregiudizio. A questo proposito non si può negare che il pregiudizio positivo di Gambardella e Ciccarelli secondo il quale le telco non faranno questo errore è a sua volta un pregiudizio.

4. Pregiudizio numero due. Le telco potrebbero essere indotte in errore, peggiorando la rete neutrale e favorendo la rete prioritizzata, soprattutto quando sono fortemente indebitate e hanno una posizione dominante in un mercato. E’ un pregiudizio. Potrebbe benissimo essere vero il contrario. Ma forse le regole da disegnare potrebbero aiutare i decisori a prendere le decisioni giuste. L’introduzione della possibilità di fare reti prioritizzate allora dovrebbe essere accompagnata da maggiori attenzioni antitrust e divieto di esclusive sui contenuti: il che peraltro contraddirebbe l’idea stessa delle reti prioritizzate come fonte di profitto ulteriore e come nuovo mercato.

Ne consegue che la regola Kroes per aprire il mercato unico europeo delle telecomunicazioni rischia di chiuderlo nelle regioni dove esistono operatori dominanti. Ma è soltanto l’immaginazione, basata sull’esperienza e, in parte, sul pregiudizio a suggerirlo.

Ovviamente non abbiamo preso qui in considerazione tutte le argomentazioni di Gambardella e Ciccarelli. Ma una questione finale va citata. La relazione problematica tra le dimensioni prioritizzata e neutrale della rete consiste nel fatto che si pensa che mentre gli operatori sperano di aumentare il profitto introducendo il nuovo servizio prioritizzato, gli altri non devono preoccuparsi che il normale servizio neutrale sia peggiorato. La risposta Kroes è ambigua: “The provision of specialised services shall not impair in a recurring or continuous manner the general quality of internet access services” (articolo 23 pacchetto Kroes). Gambardella e Ciccarelli dicono che la frase di Kroes è estrapolata dal contesto. Avviene a tutte le citazioni. Ma in effetti è scritta proprio così. E se gli avvocati potranno avventarsi su una frase del genere, a guadagnarci saranno soprattutto loro. Imho.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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