Dopo le ultime decisioni del governo e in particolare del Miur, la questione dei libri di testo è meno drastica (Repubblica). Da quello che si capisce, i docenti possono adottare libri come al solito (più o meno digitali), con maggiori controlli sui tetti di spesa, oppure possono non adottarli e costruirli da sé usando le opportunità del digitale. È la svolta che consente ai docenti innovativi di sviluppare tutto un nuovo modo di costruire gli strumenti didattici. A tutto vantaggio degli studenti iscritti in quelle scuole.
Una delle scuole innovative è l’Istituto comprensivo statale di Cadeo e Pontenure guidato da Daniele Barca, visitato oggi dal ministro Maria Chiara Carrozza.
Per Barca, il tema dei libri scolastici si può prendere ora in modo più riflessivo:
«Penso che alla fine le problematiche relative al rapporto libro digitale/libro cartaceo le abbiamo un pò sviscerate tutte… così come anche le posizioni.
Credo che la scuola come luogo di riflessione dovrebbe iniziare a interrogarsi sul come realizzare questo passaggio: ci sono discipline ed ordini di studio più versati per un passaggio digitale più radicale? il cartaceo alle elementari che valore ha ed avrà? forse andrebbero pensate nuove forme libro. E in questa definizione ci metto anche quello digitale.
E’ vero che la trasposizione in chiave digitale tranquillizza i docenti, ma è anche vero che non soddisfa l’orizzonte estetico degli studenti. Un’app come Il viaggio di Ulisse è ovvio che non sia una riflessione testuale sull’iliade in traduzione, ma è anche fino ai 14 anni, con evidenza, un buon strumento di avvicinamento al senso dell’opera… Un’altra come star walk come si suol dire “da sola fa programma”… viceversa leggere qualche classico italiano o straniero in versione integrale, non antologizzata, come modello di lingua (un’idea un pò ottocentesca per studiare letteratura ed antologia insieme) significa fare ricorso al libro, ma sconvolgere il metodo.
Poi il lavoro sulle adozioni verrà da sè, come è stato nella mia scuola secondaria di primo grado in cui le discipline più laboratoriali, a fronte di strumenti ricchi (parliamo di laboratori di arte, musica e tecnica) quasi naturalmente portano verso adozioni di tipo alternativo, come anche la geografia e, forse, le scienze…
Il resto lo abbiamo affidato agli editori convinti che solo un effettivo uso integrato di cartaceo e digitale (dove quest’ultimo diventa quotidiano, ordinario, nelle sue molteplici forme di narrazione) potrà dirci quali forme libro troveranno collocazione nelle aule. E’ evidente che la forma libro scolastico per come si è sedimentata oggi è passata attraverso numerose evoluzioni (prendete una letteratura degli anni 50 e non troverete tutto l’apparato di infografica che vi è oggi); ma è altrettanto evidente che i tempi di trasformazione dello stesso, indipendentemente dal dibattito, non potranno essere gli stessi cui la storia del sapere ci ha abituato.»
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