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L’Italia 24esima nell’innovazione

L’Italia è ventiquattresima nella classifica delle nazioni più innovative (Bloomberg). Ai primi posti, dopo Stati Uniti e Corea, ci sono Germania, Finlandia e Svezia. Non stupisce che l’Europa risenta della tensione di contenere paesi in condizioni tanto diverse.

Il giudizio è basato su una media ponderata di sette variabili. Intensità di ricerca (R&D in percentuale del Pil): Italia ventottesima. Produttività (Pil per occupato per ora lavorata): Italia diciannovesima. Densità di aziende innovative (percentuale di aziende che si occupano di settori innovativi come aerospaziale, biotecnologia, semiconduttori, hardware, software, energie rinnovabili, sul totale delle aziende quotate): Italia ventiduesima. Concentrazione di ricercatori (numero di ricercatori per ogni milione): Italia trentaquattresima. Capacità industriale (un indicatore che tiene conto della quota dell’attività industriale sul Pil e della quota di ricerca nel valore prodotto): Italia trentaseiesima. Livello di istruzione (percentuale di persone educate in materie scientifiche, alfabetizzate, che accedono all’università): Italia cinquantaseiesima. Brevettazione (richieste di brevetto per ogni milione di abitanti e per ogni milione di dollari spesi in R&D): Italia venticinquesima.

Inutile dire che questa posizione in classifica non è compatibile con la speranza di mantenere le posizioni nella classifica delle nazioni più sviluppate. E che la posizione sull’istruzione è particolarmente infame.

ps. Ogni classifica di questo genere è ovviamente una semplificazione. Anche se la semplificazione vale per tutti.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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