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La mano nera

La mano nera che si è abbattuta sulla manifestazione pacifica di ieri a Roma, mentre nel resto del mondo si protestava più o meno senza violenza è anche un punto di domanda. Non risultano rivendicazioni credibili o spiegazioni esplicite. Le ipotesi sono tutto quello che abbiamo per confrontarci con i fatti. (RePubblico1, Post, RePubblico2, Fatto… commenti: Mimima & Moralia, Stampa, Draghi…).

Che cos’è questa mano nera, dunque? Ecco alcune ipotesi:

1. Ragazzi convinti di essere gli unici rivoluzionari veri
2. Ragazzi manipolati da forze oscure che li usano contro le proteste pacifiche
3. Ragazzi disperati affascinati dalla possibilità di spaccare tutto

La prima ipotesi è connessa alle analisi di chi li vede organizzati in qualche modo e orientati a una sorta di programma anti-sistema. In effetti, compaiono – non solo ma soprattutto – in occasioni di questo tipo, come le manifestazioni contro il G8 e la protesta dei 99%. In questo caso il loro obiettivo sarebbe quello di dichiarare che non è possibile alcun dialogo con il sistema e che non ha senso dunque pensare di manifestare in modo non-violento.

La seconda ipotesi è sostenuta da chi vede come queste azioni avvantaggino enormemente proprio i potenti e osserva come le forze dell’ordine si lascino spesso soprendere da questi gruppi di devastatori, sicché ne deduce che la spiegazione non può che essere in un disegno oscuro. In effetti, i fatti di ieri hanno facilitato il compito di chi si avrebbe dovuto rispondere a una manifestazione pacifica che segnalava un malessere sacrosanto e invece si è potuto liimitare a condannare la violenza.

La terza ipotesi è connessa con l’illeggibilità dei movimenti della mano nera. Non sembrano avere un programma esplicito, non fanno capire quello che vogliono, ma solo quello che non vogliono. In effetti, dati gli effetti delle loro azioni, i devastatori non sembrano dimostrare una logica o una forma di pensiero; ma solo una coazione ad agire in modo violento. Come se non fossero altro che disperati.

Chi pensa che abbiano un implicito programma sostiene che sembrano saper scegliere il modo di farsi notare dai media. Ma poiché la maggior parte della gente sa solo quello che vede con i media, questa non è una gran prova: chissà che cosa fanno quando non li notano i media? Chi pensa che dietro la mano nera ci sia la mano dei servizi segreti – più o meno deviati – non fa che ripetere uno schema interpretativo che forse andava bene per capire il terrorismo nero degli anni Settanta, ma le forme di queste azioni sono molto diverse di quelle di allora. Chi pensa che siano solo dei disperati non si pone davvero il problema di capirli.

Resta un punto chiave.

I nemici, che siano i pochi violenti di ieri o i pochi potenti di ogni giorno, si aiutano a vicenda. E i tanti che vorrebbero una rivoluzione vera, una modernizzazione del paese, inevitabilmente legata all’avvento di una forma di legalità sensata, che protegga gli onesti dagli evasori e dai criminali e che valorizzi i meritevoli contro i furbi e i mafiosi, dovrebbero a loro volta unirsi. L’innovazione non si fa tutta da soli e per conto proprio. Le manifestazioni pacifiche sono uno dei modi con i quali unirsi. Non devono più essere così facilmente essere messe in difficoltà dai violenti e dai potenti.

Una più efficiente azione di protesta discende da un pensiero più profondo.

Non è certo un post il luogo nel quale esprimere una risposta a questa esigenza. Ma proprio dal mondo dei media sociali sembra raffrozarsi un’impressione: la dimensione della comunità, quella che non è lo stato e non è il mercato, è probabilmente la nuova sorgente di quel pensiero più profondo. Nella dimensione della comunità, i modelli di comportamento, le finalità dell’azione, le analisi della situazione, sono collegate a una forma di convivenza strutturalmente pacifica. Che però deve diventare anche più efficiente e visionaria. Per la dimensione della comunità, conoscere e usare il mercato e lo stato è un passaggio obbligato: per trovare le risorse e le regole. Ma la dimensione della comunità può portare qualcosa di originale a una società che con lo stato e il mercato è andata sempre più vicina al fallimento. Esplicitare il pensiero che la comunità sa applicare è come chiedere a un artigiano di scrivere il software delle sue abilità culturali e manuali. Ma arrivare a un nuovo design della società è ormai un passaggio maturo per realizzare i risultati che ormai servono troppo. La società si dovrà necessariamente dare delle risposte, visto che lo stato e il mercato ne daranno meno in futuro.

Per arrivare a un pensiero condiviso, la riflessione deve essere empirica e metodologicamente corretta. Ma coraggiosa e orientata all’azione. L’impostazione è di lungo termine anche nel momento in cui è necessario – come ora – affrontare problemi urgenti. Bisogna dire che cosa si vuole ora, esprimendo con chiarezza una visione: perché ogni visione si realizza a partire da ciò che si fa ora; e tra le cose che si fanno ora, solo quelle che perseguono una visione hanno la possibilità di incidere davvero. Ihmo.

In precedenza:
Individuo e collettività
Intelligenza collettiva e saggezza individuale
Laboratorio del governo di sé
Le comunità del pensiero e dei fatti: pensando al dopo
e:
Perché gli italiani non si ribellano
The case for an Italian rebellion

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  • In ogni società ed in ogni tempo, specie se in trasformazione rapida, ci sono i disadattati. In una società comunque ricca, dove una percentuale elevata della popolazione può vivere senza lavorare, recitare il ruolo del disadattato non comporta gravi rischi. Vista la massa, anche l’usuale percentuale di violenti genera numeri nell’ordine delle migliaia di persone. Sorprendersi nel 2011 che si spacchi tutto invece di fare proposte è sorprendente. Anche perché quando le proposte che circolano sono le solite cazzate di 40 anni fa rivedute con la terminologia da social studies che ha preso il posto del leninismo, non penso si possa nemmeno parlare di proposte. Anzi, peggio, allora Autonomia voleva fare esplodere le contraddizioni del capitale per arrivare alla rivoluzione. Questi vogliono solo che li si paghi per non fare un accidente e continuare una vita da eterni adolescenti. Altro che mancanza di futuro. Quel che si vuole è che il futuro sia come il presente, ma senza divere ringraziare i genitori con eventuali sensi di colpa. Lo Stato non si deve ringraziare….. anzi, si possono prendere i soldi e persino continuare a protestare e a recitare da disadattati;appunto, il futuro come il presente.

  • Questo scrive Michele Serra
    “I black bloc farebbero una splendida carriera a Wall Street. Sono una piccola cricca di speculatori, del tutto indifferenti alla ricaduta delle loro gesta sulla società. Se ne fregano delle conseguenze, del prezzo che fanno pagare agli altlri, vivono per il brivido di sentirsi un’avanguardia, disprezzano la massa disarmata, considerano il mondo il palcoscenico delle loro scorrerie. La politica, per loro, è come l’economia per i peggiori gangster della Borsa: qualcosa da privatizzare, da usare per il propri comodi, da piegare alla propria supremazia. Sono quasi tutti giovani maschi. Rarissime, quasi introvabili, le donne. Come nella finanza, come in ogni campo di battaglia dove si menano le mani per mostrarsi vincenti, dove si fa male agli altri, dove si frega il prossimo. Difficile, per i pacifici e gli inermi, difendersi, specie in un periodo storico come questo che è fatto di guerre per bande, con le grandi organizzazioni poliche in affanno, e i movimenti di massa facili da scalare, da strumentalizzare, da dirottare. Ci vorranno molto coraggio e molta fantasia, in futuro, per inventare forme di lotta politica che non offrano a questi giovani pescecani la trippa, troppo facile, dove affondare le zanne. ” Michele Serra, 16 Ottobre

  • Divertente. Il profilo serriano dei Black Block è identico a quello degli Autonomi, PO, Movimento, LC dal cui milieau escono personaggi come Serra, Lerner, De Luca, Pisapia, Vendolo, insomma l’estaishment cui si riferiscono gli Indignati. Poi, le donne ci sono, certo non sono quelle che spaccano tutto, però forniscono supporto logistco. A Roma sabato è stata fermata un’auto carica di mazze, bastoni, etc, con a bordo un ragazzo e tre ragazze. Esattamente come negli anni ’70, quando certe azioni si facevano per dimostrare virilità rivoluzionaria…..

  • Scusate, scusate, ma tutto quello scritto sopra è una bufala stando a quanto scritto oggi da giornali. Macchè disadattati, macchè fancazzisti eterni adolescenti a caccia di paghetta pagata ad libitum dallo Stato, Black Block sfasciatutto, macchè irresponsabili, macchè virilità.. trattasi solo di puro intervento in stile racket ordinato da una parte che si è sentita esclusa dalla spartizione dei quatrro-sei-otto-dieci seggi parlamentari in seguito ai maneggi dei “meridionali” (Casarini s era abituato bene nel 2006-2008, meschino) che si sono messi d’accordo con Vendolo. Con gli “indignati” “pacifici” che tomitomi cacchicacchi fanno risalire ai picciotti il corteo in modo da consentir loro di prenderne il controllo. Che coprono i picciotti dotati di caschi e mazze, altro che ostaggi dei violenti. E come sempre il PD (e Draghi, e Passera, nomen omen) che non avevano capito un beato… insomma, il regolamento di conti all’interno della Sinistra. Perfetto. Completo. Cristallino. Puro, direbbe il colonnello Kurtz.
    Ah, e poi il Papa Straniero Profumo che si strafuglia 245 milioni di euri… ah ah ah ah.

  • Ottimo post, Luca – davvero lucida la tua analisi delle tre possibilità di lettura dei cosiddetti Black-Bloc, o mano nera che dir si voglia.
    Mi “incaglio” un po’ però sul finale: che modalità suggerisci per il (condivisibilissimo peraltro) invito a “..dire che cosa si vuole ora, esprimendo con chiarezza una visione” (perché ogni visione si realizza a partire da ciò che si fa ora; e tra le cose che si fanno ora, solo quelle che perseguono una visione hanno la possibilità di incidere davvero…) In che forma? Attraverso Internet, una specie di …ClueTrain Manifesto della visione di dove deve andare la società e la politica in Italia?

  • In piazza Duomo a Milano ci sono stati per qualche giorno (spero non ci siano ancora perché le ragazze avevano freddo e si vedeva) degli autoconvocati che discutevano sul perché si erano autoconvocati.

Luca De Biase

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