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“I ricchi sono diversi…”

“I ricchi sono diversi. I ricchi sono spietati”. Un commento che si trova in un fantastico articolo del New York Times che dimostra come i poveri che, per senso dell’onore, tentano in ogni modo di pagare le quote del loro mutuo in America, sono molti in percentuale; mentre i ricchi non pagano i debiti in proporzione maggiore.

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  • Francis Scott Fitzgerald un giorno disse al suo amico Ernest Hemingway: “I ricchi sono gente diversa da noi”. Al che Ernest gli ripose: “E’ vero, hanno più soldi”.
    Fuori di citazione, non sovviene al NYT e al postante che si tratta sempolicemente di una questione di credito ? Se un povero non paga il mutuo il suo “rating” (sì, c’è anche quello personale) crolla e addio ogni possibilità futura di finanziamento, che essendo povero è un guaio serio. Se un ricco non paga i debiti, il suo rating comunque rimane alto (il trucco è farsi prestare i soldi che spendi e investire in modo sicuro i soldi che sono tuoi, ad averceli) e quindi chissenefrega: vedi il caso FIAT ai tempi del convertendo. E’ vero che l’homo oeconomicus non va generalizzato ma adesso proprio ignorare i meccanismi economici mi sembra un filo di crocianesimo di ritorno.

  • croce non c’entra nulla; testa o croce centra di più; la finanza è razionale a caso… (o meglio seguendo una logica molto “soggettiva”)… le banche hanno insistito con i poveri perché si indebitassero oltre ogni ragionevolezza quando le stesse banche potevano rivendere il rischio a ricchi e medioricchi in salsicce finanziarie ben confezionate… ora, dopo avere rovinato il proprio e altrui business, tornano a dare i rating alle persone (ricche e povere) fino al momento in cui cambieranno ancora sistema… i ricchi sono spietati perché se lo possono permettere… i poveri cercano di mantenere un rispettabile senso dell’onore perché non hanno altro… le banche che fanno il microcredito ai poverissimi hanno la minor percentuale di sofferenze (e in bangladesh non fanno rating personale); il postante tenta di postare costruttivamente citando una fonte, che può essere criticabile o no; il commentante può dire quello che vuole, ovviamente; ma è più interessante quando costruisce e migliora il discorso (cosa che gli riesce spesso); mentre invece talvolta scrive come se fosse pagato per polemizzare a ogni costo… (ho detto come se fosse)

  • Gentile postante, dirò costruttivamente di più: la razionalità è sempre sugli strumenti, mai sui fini (f minuscola), in finanza o meno. I cambi di sistema, come li definisci (guarda che i rating personali li hanno sempre fatti, non te ne accorgi finchè il tuo, parlando in generale, scende sotto un certo livello, oppure se hai lavorato un po’ in quel mercato che personalmente disprezzo, avendoci lavorato) sono nuovi strumenti razionali (nel senso di cui all’inizio) per arrivare al solito fine non razionale (come tutti i fini, sempre f minuscola): fare soldi velocemente. Il mio commento, che voleva essere costruttivo, è che nell’ambiente finanziario attuale i poveri sono razionali a essere virtuosi, in attesa che il loro rating risalga e possano tornare a f***** le banche, com’è giusto e sacrosanto. E i ricchi sono razionali a f**** le banche, essendo economicamente privo di conseguenze il loro agire. Parlare di onore si può fare, secondo me, parlando di singoli (e conoscendoli MOLTO bene). Applicare la spiegazione a una classe, ceto, gruppo, mi sembra, non ti piace idealistico ?, moralistico. E’ ‘o bissiniss, niente di personale, come diceva quel tale. Il problema è che in questi casi la moralità c’entra poco, c’entra la viability del sistema economico, ed è pure controproducendo. Se è una questione di moralità, il problema si “risolve” in tanti begli appelli volontaristici: Faccio un esempio spostando il discorso in Italia, se la PA e le grandi aziende (di tutti i tipi, anche editoriali) pagano a tempi sempre più lunghi senza conseguenze, il loro è un comportamento razionale nel loro ambito di razionalità (a quanto paga in media il Gruppo Marcegaglia, mai un cane che glielo chieda). Ma se questo manda in vacca il sistema economico nel suo complesso, è necessario l’intervento del detentore di razionalità superiore, lo Stato. Vorrei vedere una proposta di legge in parlamento (da parte dell’opposizione perchè no, anche da parte di Di Pietro) che preveda il pignoramento amministratico automatico dei beni di chi non paga una fattura dopo quindici giorni dopo la scadenza. Allora vediamo se stiamo facendo sul serio o stiamo prendendoci per la natiche.
    Il tuo Commentatore preferito, valà. 😉

  • @ Marco: premessa la mia ignoranza in materia, dal caso Lehman in poi non si sente parlar d’altro che di finanza comportamentale (basata sulla percezione, mi sembra di capire. Metodo scientifico, adieu).
    I fatti a favore del microcredito(Yunus, per intenderci) esistono da un bel po’, ma le loro ragioni stentano ad attecchire in Occidente, Italia compresa (almeno credo, queste sono le informazioni sull’Italia più aggiornate che ho
    http://www.magazine.unibo.it/Magazine/Attualita/2009/04/01/Grameen_Bank_Italia.htm).
    Ovvio che, rispetto a un sistema consolidato basato su ben altri presupposti, le posizioni di Yunus siano dirompenti ma soprattutto MOLTO scomode.

  • @Fiorella: la cosiddetta “finanza comportamentale” è solo un modo di chiamare in modo “fico” il rischio controparte, l’ignoranza del quale (contro tutti i manuali di finanza scientifica) ha portato a un certo numero di sconquassi. Si vede che brucia ancora.
    Microcredito: a pelle mi piace, ma ci sono anche critiche piuttosto severe, basate su dati (o che sembrano tali) che contraddicono i dati (o che sembrano tali) dei fan di Yunus. Sembra che l’ambiente sociale sia fondamentale
    http://www.terranauta.it/a2084/consumo_critico/la_forza_e_i_limiti_del_microcredito_%C3%A2%E2%82%AC%E2%80%9C_intervista_a_dario_lo_scalzo.html
    Ma le critiche sono anche più severe:
    http://www.corriere.it/economia/09_luglio_04/microcredito_76768924-686d-11de-86b2-00144f02aabc.shtml
    Forse aveva ragione il WSJ nel 2001: alla fine, la Grameen Bank è come le altre banche, solo che non si vede (e si dice): tassi alti, responsabilità collettiva e clienti-proprietari fittizi; contabilità creativa che dilaziona nel tempo le perdite e le nasconde (tipo i veicoli extrabilancio).

  • e’ vero che i ricchi sono diversi.
    Anche i poveri sono diversi: i poveri non danno mai da lavorare agli altri, si aiutano si’, ma non avendo possibilita’ non possono nemmeno offrirne agli altri.
    Vogliamo dirla tutta ? Mandiamo in galera tutti i ladri in rapporto a quanti piu’ danni fanno.
    Pena piu’ grave quanti piu’ danni fanno.
    Questo ha senso.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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