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Anela la noia

Tra tutte le motivazioni sentite recentemente per spiegare la voglia di fare a meno dell’iPad, quella di Peter Bregman (Harvard Business Review) è la peggiore: dice Bregman che ha restituito l’iPad alla Apple perché è troppo interessante, troppo ben fatto, troppo divertente. Dunque lo tenta tanto da non lasciargli tempo per molte altre cose. E soprattutto gli toglie dalla vita i momenti che per lui hanno enorme valore: i momenti di noia. (Bregman)

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  • Io non l’ho trovato un brutto articolo, mi è parso abbastanza sincero e soprattutto non mi sembra al soldo di nessuno, come nei commenti molti maccaroli-maccartisti insinuavano. Diciamo che iPad estremizza quel concetto di always on che abbiamo già da tempo: che però è un essere constantemente bombardato da informazione e possibilità di enterntainment. Avessi un iPad, farei così anche io, credo. Si guadagnano tante cose, si perdono effettivamente quei momenti idle e più riflessivi: ma questo già da quando è nato il Web, perchè il Web è questo, un universo. Se l’iPad è davvero la finestra portabile su questo universo, si fa fatica a non guardarci dentro. Come dicev il baffone ippofilo, “se guardi l’abisso, anche l’abisso ti guarda”.

  • ma ci mancherebbe! il pezzo è fantastico e la riflessione sulla noia è come minimo importante… casomai è la rinuncia all’ipad che non è consequenziale, ma piuttosto paradossale… imho…

  • Più che noia qui si parla di ozio creativo che non può essere distratto dall’interazione continua con il mondo.
    Si tratta dello stesso fenomeno per cui la pubblicità sul web non funziona, perchè interrompe l’utente mentre questo sta facendo un’attività, cioè non è passivo fruitore del mezzo.
    Perciò, se tramite iPad si è sempre attivi e reattivi, saltando di link in link e di app in app, non si ha tempo di permettere al cervello di creare i suoi link, cioè di generare riflessione e creatività.

  • La maggior parte di persone non guardano la pubblicità, sulla televisione si diceva addirittura se non si arriva alla soglia di 10 passaggi x unità di target, il rischio era la sola memorizzazione del jingle, senza alcuna consapevolezza del marchio. Se invece si considera il mucchio di 10 milioni tutti in un colpo allora cambia, ma questa è un altra storia, più costosa soprattutto. Unica differenza evidente.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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